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Questo articolo è stato pubblicato il 27 agosto 2013 alle ore 18:24.

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BERLINO - Ai tavolini del caffè St. Oberholz, in Rosenthaler Platz, nel quartiere Mitte di Berlino, i ragazzi sono chini sui loro Mac. Qualcuno lavora, in attesa di trovare uno spazio meno provvisorio, qualcuno viene per vedere e farsi vedere dai possibili finanziatori - venture capitalists, business angels - delle startup berlinesi. Qualcuno sogna la Silicon Valley, qualcuno pensa che la Silicon Valley sia qui, anzi la Silicon Allee (dal tedesco "viale"), come un blogger inglese ha battezzato la fioritura di nuove iniziative nel campo della tecnologia nella capitale della Germania.

Il St. Oberholz è dove tutto è nato, la culla dei raduni dei primi techies di Berlino. Ormai è affollato oltre il limite. Una troupe canadese si muove fra i tavoli girando un servizio. A dire il vero, Berlino sembra un luogo improbabile come nuova capitale delle tecnologia e di internet, anche se il blog Startup Genome la piazza 15esima al mondo fra i posti dove provare a far partire un'attività online.

Berlino non ha un centro accademico di eccellenza per le tecnologie, come Stanford per San Francisco o l'Mit per Boston, anche se è sempre stata un covo di hacker (sede niente meno che del Chaos Computer Club), a testimonianza, anche in questo, della natura alternativa della città. Non ha abbondanza di capitali, come gli Stati Uniti e Londra: i finanziatori sono più cauti e l'assenza quasi totale di start up che siano già diventate grandi fa sì che manchino gli investitori seriali. Non gode di fondi pubblici o di un'attenzione particolare dei politici, come Parigi, anzi la burocrazia è a volte soffocante e comunque strettamente legata all'uso del tedesco, a fronte di una realtà dove l'inglese è la lingua franca. L'agenzia di sviluppo della città è interessata ad attrarre start up ma poi non è che le segua in modo particolare. Non ci sono neppure dati ufficiali su quante siano. Secondo fonti del settore ne sono nate solo negli ultimi 12 mesi circa 500, circa un terzo di tutte quelle create dal 2008 in poi.

È chiaro che è in corso un'accelerazione. «Tre anni fa - dice Silvia Foglia, responsabile per l'Italia di Twago, una piattaforma che mette in contatto aziende e freelance per lavori a progetto nel mondo online - quando sono arrivata a Berlino, il fenomeno era molto limitato. Poi c'è stata un'esplosione». Il sindaco Klaus Wowereit ha fatto un giro l'altra settimana per Prenzlauer Berg, il quartiere della zona nord, al di là del toccante memoriale del Muro in Bernauer Strasse, la nuova roccaforte delle start up. «È venuto anche da noi. È sembrato tutto molto mediatico», sostiene Arianna Bassoli, una delle tre fondatrici di Frestyl, che lancerà il mese prossimo una app per la ricerca di eventi di musica dal vivo. Anche i politici si sono accorti del potenziale di Berlino come nuova capitale della tecnologia di internet. Il giovane ministro dell'Economia, Philipp Roesler, è andato a Silicon Valley con un gruppetto di neoimprenditori berlinesi. Il cancelliere Angela Merkel è sbarcata il mese scorso a Prenzlauer Berg ed è andata a visitare una delle rare start up già in utile, Wooga, che fa giochi online per smartphone e tablet. Ha cercato di mostrare un interesse genuino, ha fatto molte domande, ma alla fine è sbottata: «E c'è qualcuno che paga per questa roba?». In questo campo possiamo fare meglio, ha ammesso però la signora Merkel.

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