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Questo articolo è stato pubblicato il 27 agosto 2013 alle ore 18:24.

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Londra - È andato per esclusione. Prima fuori l'America: motivi personali. Poi fuori Milano: motivi professionali. Fuori anche Berlino: ragioni di lingua e di penetrazione geografica. «Ed eccomi qua a Londra». La storia di Simon Beckermann, 38 anni, cognome anglosassone, madre di Parma una vita spesa in via Volta, Milano che più Milano di così non si può, è la storia di un'emigrazione esemplare, metafora di un mondo che si sposta annusando opportunità. Via dall'Italia, verso lidi che più aprono le porte all'economia digitale. Di Simon si è già parlato in Italia, geniale creatore di Garage, una app ora ribattezzata Depop, apprezzata da Wired, lanciata timidamente in giugno dopo mesi di lavoro nell'incubator italiano H Farm, finanziata, in vista del grande salto, da Balderton capital.

Lo ritroviamo a Central Working, nel cuore di Shoreditch, la cosiddetta Silicon roundabout (la rotonda del silicio), che da sei anni almeno è l'hub della new economy londinese, impegnata in una simpatica quanto impari tenzone lessicale con la Silicon valley californiana. Lo troviamo, cioè, in un open space ad alta concentrazione di creatività e, si presume, di genio nato per volontà di Steve Pette che a forza di lavorare nelle lobby degli alberghi, sui divani dei pub, sui tavoli dei caffè, collegato a instabili connessioni a banda non troppo larga, ha pensato di metter su un locale da condividere. «Central Working è l'evoluzione di un caffè - dice - nel senso che offriamo spazi a start up microscopiche con pochissimo capitale, ma alla ricerca di dialogo con chi si misura su temi simili».

Si offrono tavoli, connessioni, facilities di varia natura per sviluppare il business che verrà a prezzi sostenibili da 49 a 490 sterline al mese. Altre otto società private concedono servizi analoghi a Londra e per tutte, il caffè, inteso come spazio di comune ricreazione, è essenziale. Anche per i big di Google Campus, palazzo adiacente a quello di Steve Pette, potente magnete di Shoreditch disteso com'è su sette piani occupati da società in via di sviluppo con esigenze più sofisticate di quelle che può soddisfare Central Working. Ma il concetto è lo stesso, la concorrenza si fa, cioè, collaborazione nella consapevolezza che la domanda, a Londra, si moltiplica concentrata com'è in questo reticolo di vie, distretto industriale dell'East end. È nato spontaneamente una decina di anni fa, si è fatto fenomeno cinque anni fa proprio quando la crisi faceva esplodere la finanza, modello in crisi della crescita londinese.

David Cameron, ansioso di vedere risalire l'industria - quella ad alta tecnologia - nella quota di Pil dirottato dai servizi finanziari, ha messo il cappello su Shoreditch roundabout nel 2010, appena divenuto premier, creando un ente - Tcio, Tech City investment organisation - che vuole allungare la mano pubblica su un boom del tutto privato. Il motivo è l'escalation di un fenomeno che in meno di tre anni ha visto moltiplicarsi per sei - oggi sono più di 1.300 - le imprese della new economy e del relativo indotto di cui Central Working è solo un esempio. Sono sbarcati i grandi nomi, da Google, a Cisco da Vodafone ad Amazon, avanzano i venture capitalist pronti a finanziare le idee migliori, occhieggiano le università londinesi più attive sul cotè tecnologico da Ucl a Imperial, ma è nel ricco network di piccoli o medi imprenditori che si genera la sensazione di un pezzo di città trasformata per sempre.

I numeri di Tcio dicono che la digital economy britannica cresce (11% nel 2011) più della media del G-20 (8%) e che continuerà così fino al 2016, un ritmo capace di portarla, entro quell'anno, a valere 220 miliardi di sterline a fronte dei 120 (8% del Pil) del 2010.

Numeri e soprattutto speranze che si reggono su creatività e tecnologia, ma soprattutto su deregulation e agevolazioni fiscali. Molto più che sugli investimenti diretti. I 50 milioni di sterline promessi in dicembre dal premier per Tech City sono poca cosa. Buoni solo per rifare l'icona del distretto, quella rotonda stradale che è un mostro architettonico-urbanistico. Sarà rimodellata creando aree e spazi per nuove imprese. Un simbolo appunto, la porta verso il mondo digitale della capitale britannica. Ma per arrivare ai numeri raggiunti e per aspirare a centrare quelli promessi ci vuole altro. E l'altro si chiama defiscalizzazione. Il progetto Seis (Seed entrerprise investment scheme) salutato dal Governo come «il più generoso incentivo fiscale per start up al mondo» consente sgravi del 50% sulle prime 100mila sterline di investimento e l'esenzione dell'imposta sul capital gain. Misura da declinare con Eis (Enterprise investment scheme) che ha portato i vantaggi fiscali su investimenti privati dal 20 al 30% fino a un massimo di 1 milione di sterline. Enterpreneurs relief fissa, poi, il tetto del 10% di tassazione sul capital gain per i primi 10 milioni. Un dedalo di benefici - nel contesto di un'aliquota sulle imprese che da aprile sarà al 23%, in marcia progressiva verso il 20 - che completano l'offerta di Londra (molto altro si dovrebbe dire allargando le considerazione al resto del Paese per Cambridge e Oxford, poli universitari d'eccellenza anche in questo settore) nell'economia digitale. «Non c'è dubbio che anche la fiscalità - spiega Simon Beckermann - ha un ruolo. Ma abbiamo scelto Londra per lanciare Depop per due motivi: l'attenzione del settore pubblico, l'importanza del contesto anglosassone. La nostra app è una forma ultra semplificata di eBay, solo Berlino in Europa poteva competere. La capitale tedesca rispetto a Londra ha due difetti e un pregio: la mancanza di uguale radicamento nel mondo anglofono; le dimensioni eccessive del distretto hi-tech a cui manca l'altissima densità, la concentrazione fisica che esiste a Shoreditch. Il pregio sono i costi: Londra ha prezzi che sono un multiplo di Berlino». E Milano? «Avremmo voluto restare. Ma il know how specifico sulla tecnologia mobile adatto alle nostre esigenze è imparagonabile con quello di Londra. L'assenza di attenzione del settore pubblico ha fatto il resto».

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