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Questo articolo è stato pubblicato il 06 settembre 2013 alle ore 16:18.

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Siria, Casa Bianca: 10 Paesi alleati Usa (c'è anche l'Italia) - Obama: non possiamo chiudere gli occhi - L'Italia sta con gli Usa ma non parteciperà a raid militari

Con l'arrivo del segretario di Stato Usa, John Kerry, si sono aperti i lavori della seconda giornata del vertice informale dei ministri degli Esteri europei a Vilnius, in Lituania. Kerry, invitato speciale della presidenza lituana, è stato accolto dall'Alto Rappresentante Ue per la Politica estera, Catherine Ashton, e avrà il difficile compito di fornire argomenti convincenti per compattare l'Europa sull'opportunità, sostenuta da Washington, di procedere a un intervento militare contro il regime di Damasco.

E proprio la Siria sarà al centro dei colloqui di oggi, all'indomani dalle divisioni emerse al G20 di San Pietroburgo, conclusosi con una divisione netta in tre blocchi: gli interventisti (Stati Uniti e Francia), i prudenti (Italia, Regno Unito e Spagna) e i contrari (Germania e Olanda). Una divisione apparsa chiara a tutti nel momento in cui 11 paesi membri del G20 hanno firmato ieri una dichiarazione in cui si esprime "sostegno" agli sforzi degli Stati Uniti e si condanna l'uso di armi chimiche in Siria per responsabilità del regime. Il documento è stato sottoscritto anche dal presidente del Consiglio Enrico Letta, che ha comunque continuato a predicare prudenza, sulla scia degli appelli del Papa, e a ribadire la posizione italiana di non intervento senza un mandato dell'Onu.

In calce, manca invece la firma di Angela Merkel, che a San Pietroburgo è riuscita a mantenere la Germania sulle sue posizioni di assoluta contrarietà. Toccherà dunque oggi ai ministri degli Esteri, riuniti a Vilnius, cercare di conciliare le posizioni e trovare «un linguaggio comune per lasciare aperta una porta per una soluzione politica». È questo l'obiettivo annunciato ieri anche dal ministro Emma Bonino che, con i suoi colleghi, ascolterà oggi le ragioni di Kerry. Il sottosegretario Usa illustrerà ai colleghi europei anche gli ultimi sviluppi del processo di pace in Medio Oriente. Lunedì a Londra è previsto un incontro tra il capo della diplomazia di Washington e il presidente palestinese Abu Mazen.

Al G20 gelo tra Putin e Obama
Sembrava il G20 in cui l'agenda economica doveva lasciare il passo alla crisi siriana nata da un attacco chimico contro civili il 21 agosto che Washington imputa al regime di Damasco, e il conseguente annuncio di un raid Usa che lo stesso Obama ha rinviato in vista di un voto del Congresso americano, il cui sì non è affatto scontato. Ma alla fine del summit, della guerra civile siriana che in due anni e mezzo ha fatto 100mila morti, non v'è traccia nella bozza finale, segno di un mancato accordo fra Washington e Mosca. Ognuno rimane sulle sue posizioni. Nella conferenza stampa, il presidente russo Vladimir Putin, ha respinto le accuse contro le forze governative siriane sul presunto uso di gas e ha ribadito che l'attacco chimico è stata invece «una provocazione» per incoraggiare l'intervento militare esterno. Confermando che l'incontro con Obama, a margine del G8, pur definito amichevole, non ha prodotto svolte sulla Siria e non ha dato luogo a convergenze.

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