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Questo articolo è stato pubblicato il 08 ottobre 2013 alle ore 16:00.
L'ultima modifica è del 08 ottobre 2013 alle ore 12:44.

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Leva, responsabile giustizia Pd: non per reati di natura fiscale
Il Pd, però, mette subito in chiaro di escludere provvedimenti di clemenza per il reato in base al quale è stato condannato Silvio Berlusconi. «Amnistia e indulto possono arrivare solo al culmine di un percorso che prevede misure strutturali che incidano definitivamente sul problema del sovraffollamento carcerario e concretizzino la funzione rieducativa della pena», ha commentato Danilo Leva, responsabile giustizia del Pd. I democratici propongono «dopo la legge di stabilità una sessione straordinaria» sul sovraffollamento delle carceri con provvedimenti sulla riduzione della custodia cautelare, la revisione della ex Cirielli e dei reati legati alla tossicodipendenza e all'immigrazione. «Amnistia e indulto- aggiunge Leva- possono arrivare al termine di questo percorso e in ogni caso non potrebbero riguardare reati particolarmente odiosi né i reati di natura economica e fiscale».

Speranza: clemenza per Berlusconi? Se lo tolgano dalla testa
Ancora più netto il capogruppo dei democratici Roberto Speranza. «Sono temi che toccano la coscienza delle persone rispetto ai quali c'è bisogno di approfondire nei gruppi e nei partiti. Ma certo le parole di Napolitano non possono restare inascoltate», aggiunge, spiegando che il Pd pensa prima ad «altri provvedimenti importanti, ad esempio sulla custodia cautelare». E a chi gli chiede se siano fondati i sospetti di chi ritiene che amnistia e indulto possano riguardare Berlusconi, Speranza taglia corto: «questa è una lettura banale. Napolitano solleva un problema reale e drammatico, le vicende di Berlusconi non hanno a che fare con questo problema. Se qualcuno lo pensa se lo tolga dalla testa».

Le strade da percorrere congiuntamente
Nel suo messaggio alle Camere il presidente della Repubblica ha indicato «diverse strade da percorrere congiuntamente», dai domiciliari alla depenalizzazione di alcuni reati. Primo «il meccanismo di "probation", vale a dire in assenza di pericolosità sociale la possibilità per il giudice di applicare la messa alla prova come pena principale». Secondo: «la previsione di pene limitative della libertà personale ma non carcerarie», ha spiegato, «con la reclusione presso il domicilio». Tre: «la restrizione dell'area applicativa della custodia cautelare in carcere», ha proseguito. Quattro: l'accrescimento dello sforzo a far sì che i detenuti stranieri possano espiare la pena nei loro paesi d'origine». Quinto, occorre intervenire sulla recidiva come ostativa «per le misure alternative». Infine, «una incisiva depenalizzazione dei reati per i quali la previsione di una sanzione diversa da quella penale può avere un'efficacia di prevenzione non minore».

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