Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 21 ottobre 2013 alle ore 16:56.
L'ultima modifica è del 21 ottobre 2013 alle ore 18:00.

My24

Germania e Italia tra i primi posti in Europa nel campionato delle esportazioni. È quanto emerge dallo studio elaborato dalla società di consulenza Roland Berger, con la collaborazione del Centro studi di Confindustria, e presentato in occasione del vertice bilaterale a porte chiuse che si tiene a Bolzano tra Confindustria e Bdi, la Federazione dell'industria tedesca.

Nonostante la globalizzazione, la Germania occupa il terzo posto in Europa tra i Paesi esportatori, l'Italia il quinto. Entrambe le economie sono "export - oriented". Il passaggio alla moneta unica ha garantito vantaggi sia nell'uno sia nell'altro caso, anche se a godere dei benefici legati all'introduzione dell'euro è stata soprattutto la Germania. Per quanto riguarda la bilancia commerciale, il calo delle importazioni che ha contraddistinto l'Italia nel 2012 ha fatto sì che il deficit commerciale con la Germania diminuisse. Berlino rimane comunque un partner di riferimento (e l'Italia continua a essere un importante fornitore per la produzione tedesca destinata all'export): nel 2012 il 25% delle esportazioni italiane verso i Paesi del G10 (Belgio, Canada, Francia, Germania, Giappone, Paesi Bassi, Svezia, Svizzera, Stati Uniti e Regno Unito) ha visto la Germania come mercato di destinazione.

Rimangono alcune questioni. La prima: in Germania il contributo che l'export produce sul Pil è più consistente rispetto a quello che il flusso delle esportazioni determina sul prodotto interno lordo in Italia. Ciò deriva in primo luogo dalla maggiore presenza delle imprese tedesche in settori ad alto valore, come ad esempio l'automotive e l'elettronica. Ma non solo. Se guardiamo infatti agli ultimi dieci anni, ci rendiamo conto che la Germania ha intrapreso la strada delle riforme, sia dal punto di vista economico sia da quello sociale, a partire da quella del mercato del lavoro.

Se poi si osserva la strategia commerciale promossa dai due Paesi a partire dal 2005, viene fuori che la Germania in questi anni ha ridotto in via progressiva il contenuto di prodotto nazionale nell'export, e ha guardato sempre di più a mercati diversi da quelli europei. Una strategia che è stata sviluppata anche grazie all'internazionalizzazione delle imprese tedesche, che producono di più all'estero. L'Italia, invece, ha continuato a indirizzare il proprio export all'interno dei confini europei. Risultato: la Germania ha rafforzato la sua posizione a valle nelle catene del valore, avvicinandosi di più ai clienti finali, mentre l'Italia ha risalito la catena del valore verso posizioni più da fornitore. Nella catena manifatturiera l'Italia è oggi più fornitore e la Germania più vicina ai clienti. La partecipazione dell'Italia alla catena del valore diminuisce, mentre la Germania può contare maggiormente su network produttivi integrati.

L'Italia si è concentrata sull'esportazione di beni di "media qualità". L'export italiano è cresciuto soprattutto grazie alle macchine utensili e ai componenti legati all'industria meccanica. Il Paese è forte nel tessile e nel food & beverage, mentre i tedeschi hanno puntato sull'alta qualità, soprattutto automotive e prodotti legati all'elettronica. La presenza di una componente più elevata rispetto alla Germania di prodotti di bassa qualità nell'export aumenta l'esposizione dell'Italia nei confronti della competizione cinese. Entrambi i Paesi guardano all'export per superare la crisi. Da qui si riparte.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi