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Questo articolo è stato pubblicato il 11 febbraio 2014 alle ore 21:16.
L'ultima modifica è del 11 febbraio 2014 alle ore 23:15.

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Il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso presentato dal governatore del Piemonte, Roberto Cota, che chiedeva la sospensiva dell'ordinanza del Tar Piemonte che ha annullato le elezioni regionali 2010. Confermata, dunque, la sentenza di primo grado. Lo ha deciso la quinta sezione del Consiglio di Stato, presieduta da Luigi Maruotti. L'esito delle consultazioni per rinnovare gli organi della Regione resta quindi annullato e si devono indire nuove elezioni. Questa sentenza è la «morte della democrazia», ha commentato il governatore Roberto Cota. La «sinistra vuole il Piemonte - ha aggiunto - pur avendo perso le elezioni». Di segno opposto il commento dell'ex presidente Mercedes Bresso: «Finalmente si mette la parola fine a un governo illegittimo».

Il dispositivo dell'ordinanza
«Il Consiglio di Stato - si legge nel dispositivo dell'ordinanza - in sede giurisdizionale (Sezione Quinta), previa riunione degli appelli, respinge le istanze cautelari e mantiene ferma l'esecutività della sentenza appellata. Si riserva di depositare la sentenza di definizione della intera controversia ai sensi dell'art. 60 del codice del processo amministrativo». Una decisione che deriva anche dalla constatazione che «i difensori di tutte le parti presenti hanno manifestato il loro auspicio che la sentenza sia resa in tempi rapidi», «hanno aderito alla possibilità di definire la controversia con una sentenza in forma semplificata» e soprattutto che «la controversia riguarda la materia elettorale, che è disciplinata da speciali procedure acceleratorie, in considerazione della necessità di definire rapidamente quali siano le Autorità titolari di poteri pubblici nell'assetto costituzionale».

La presentazione della lista "Pensionati per Cota" viziata da «nullità insanabile»
Il 15 gennaio 2014 in 52 pagine il Tar aveva motivato l'annullamento delle elezioni regionali del Piemonte del 2010 e l'accoglimento del ricorso presentato dall'ex governatore Mercedes Bresso, stabilito il 10 gennaio 2014. La presentazione della lista "Pensionati per Cota" era stata viziata da una «nullità insanabile», hanno scritto i giudici riferendosi alla falsità delle autentiche sulla base delle quali la lista è stata ammessa alla competizione elettorale e hanno spiegato la sentenza con cui hanno cancellato gli effetti del voto.

Una battaglia giudiziaria durata poco meno di quattro anni
La battaglia giudiziaria è durata poco meno di quattro anni. Il 7 maggio del 2010, a poco più di un mese dalla vittoria elettorale di Roberto Cota, Mercedes Bresso presenta il ricorso al Tar, che ha portato all'annullamento delle elezioni regionali. Bresso, presidente uscente, ha perso per 9mila voti e denuncia irregolarità in alcune liste del centrodestra e, in particolare, nella raccolta delle firme a sostegno della lista di Michele Giovine «Pensionati per Cota», che ha ottenuto 27mila voti. Il 16 luglio 2010, il Tar stabilisce che per appurare se la lista di Giovine è o meno legittima, Bresso deve presentare una querela per falso.

Accoglie, invece, il ricorso contro altre liste e stabilisce di riconteggiare le schede elettorali, ma la decisione è annullata alcuni mesi dopo dal Consiglio di Stato. Intanto, va avanti la causa penale contro Michele Giovine, dalla quale sembra dipendere la decisione del Tar sui ricorsi elettorali. In realtà, nel 2012 è il Consiglio di Stato a stabilire che ogni approfondimento sulla lista di Giovine spetta ai giudici del Tar, che decidono comunque quando la sentenza del processo a Giovine è definitiva: la pena di 2 anni e 8 mesi inflitta in appello è confermata dalla Cassazione nel novembre 2013.

Il 10 gennaio 2014, a quasi quattro anni dalle elezioni, il Tar annulla la proclamazione degli eletti, decisione confermata oggi dal Consiglio di Stato. (N.Co.)

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