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Questo articolo è stato pubblicato il 11 marzo 2014 alle ore 08:42.
L'ultima modifica è del 11 marzo 2014 alle ore 22:23.

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Le voci di un accordo segreto Pd-Fi-Lega sul "Salva Lega"
Ad agitare le acque, nel pomeriggio, è poi la voce di un accordo segreto Lega -Pd -Forza Italia basato sulla promessa di far "resuscitare" al Senato l'emendamento Fi già ritirato alla Camera che introduceva un trattamento di favore, ovvia un alleggerimento delle soglie di sbarramento per le forze politiche fortemente radicate sul territorio (tra cui la Lega, da qui la denominazione emendamento "salva-Lega") in cambio del passo indietro dei leghisti sulla doppia preferenza di genere. Il dietrofront del Carroccio, secondo fonti della minoranza Pd, sarebbe stato stato decisivo. All'emendamento Gitti sono infatti mancati 20 voti, esattamente il numero dei deputati della Lega alla Camera. L'accordo prevederebbe la promessa di ripresentare e approvare a Palazzo Madama il "Salva Lega", che permette il conteggio dei voti anche dei partiti che superano lo sbarramento dell'8% solo in tre regioni.

Passa lo stop al voto disgiunto, niente firme per partiti esistenti
Passa invece un emendamento, presentato dal deputato renziano Matteo Richetti, che esclude il voto disgiunto. In pratica, l'elettore traccia un segno su una lista e su uno o più candidati appartenenti a una lista diversa, il suo voto sarà considerato nullo. Se invece traccia il segno o solo sulla lista o solo sul nominativo del candidato della medesima lista, oppure su entrambi, il voto è comunque attribuito alla lista. Approvato dall'Aula anche una facilitazione per i partiti costituiti prima del 1° gennaio 2014, che saranno esenti dalla raccolta delle firme. Del beneficio non potranno avvalersi eventuali partiti costituiti dopo il termine previsto.

Emendamento Lauricella sulle norme transitorie
Sul tavolo anche l'emendamento Lauricella relativo alle norme transitorie della riforma, che prevede l'entrata in vigore della riforma solo dopo la riforma costituzionale del Senato. Qualora si dovesse tornare a votare prima del via libera finale alla riforma del Senato, l'emendamento dell'esponente della minoranza Pd prevede che si vada al voto con il Consultellum, in quanto l'Italicum entrerebbe in vigore «dalla data della prima riunione delle nuove Camere della legislatura successiva a quella in corso».

No alle preferenze
Le liste rimangono dunque bloccate. A favore dell'introduzione delle preferenze hanno votato M5S, Sel, Lega, Fdi, Per l'Italia e Centro democratico. No da Pd, Fi e Scelta civica. L'Aula ha approvato l'emendamento che rappresenta il nocciolo duro dell'Italicum e contiene i pilastri del patto siglato tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi: le soglie di sbarramento, il premio di maggioranza e i criteri e algoritmi per la ripartizione dei seggi. Il sì in prima lettura all'Italicum, ha spiegato il relatore Francesco Paolo Sisto, potrebbe arrivare nel pomeriggio.

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