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Questo articolo è stato pubblicato il 11 marzo 2014 alle ore 08:42.
L'ultima modifica è del 11 marzo 2014 alle ore 22:23.

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Limite di sei seggi per circoscrizione
Resta invece il limite di sei seggi per circoscrizione: è stato bocciato l'emendamento di Sel che mirava ad alzare il limite massimo a otto seggi e quello minimo a quattro. Dissidi all'interno del Pd, con Francesco Boccia che in aula ha detto che avrebbe votato a favore dell' emendamento La Russa sulle preferenze.

Al patto Renzi-Berlusconi mancano 101 voti
Il patto Renzi- Berlusconi ha tenuto anche se, fatte salve le assenze, giustificate e non, il cuore dell'Italicum é passato con almeno 101 voti in meno rispetto alla maggioranza che sulla carta sostiene la proposta. I sì sono stati 315, ma se si sommano i numeri minimi dei gruppi parlamentari di Pd (293), Forza Italia (67), Ncd (29) e Scelta civica (27) si arriva a 416. Sono venuti a mancare, quindi, sempre sulla carta, 101 voti.

Sì a soglie 37 e 4,5%. Premio di maggioranza al 15%
Via libera dei deputati, in particolare, alla soglia di sbarramento al 37% per ottenere il premio di maggioranza; alla soglia del 4,5% di ingresso per i partiti in coalizione e a quella dell'8% per i partiti non coalizzati. Semaforo verde per la soglia del 12% per le coalizioni. Inoltre, viene fissato al 15% il premio di maggioranza e introdotto il criterio del doppio turno di ballottaggio per le due coalizioni (o partiti) che ottengono più voti ma non arrivano né superano la soglia del 37%.

Renzi cerca di mantenere unito il Pd
Renzi ora punta a tenere i democratici uniti. Il giorno dopo la bocciatura da parte dell'Aula della parità di genere nella nuova legge elettorale, un Pd spaccato al suo interno cerca di chiudere la partita a Montecitorio. Poi la parola passerà al Senato.

L'assemblea dei deputati democratici
In mattinata, prima dell'inizio della seduta, è andato in scena il faccia a faccia tra il segretario del Pd e i deputati del partito nella sede romana del Largo del Nazareno. Un'assemblea dei deputati a poche ore dallo strappo sulla parità di genere. Le deputate hanno chiesto che si facesse chiarezza.

Il premier: marcato dissenso da chi ritiene questa legge incostituzionale
Il premier ha respinto l'accusa di una riforma elettorale concordata con Berlusconi. «La legge elettorale che abbiamo votato qui in direzione é diversa da quella che uscirà dal parlamento. Non c'é da mantenere un patto con Berlusconi, ma un impegno che come partito abbiamo preso. C'é un profondo, netto, chiaro e marcato dissenso con chi ritiene questa legge incostituzionale. Non avrei voluto lo stralcio dalla legge elettorale delle norme sul Senato», ha aggiunto.

Renzi ai suoi: il Senato potrà discutere sulle quote rosa
Renzi ha rivendicato i passi fatti da lui personalmente e dal Pd per la parità di genere. La partita sulle quote rosa non è chiusa: «Se ci saranno le condizioni per discutere al Senato di parità di genere, riapriremo la discussione». Sul metodo, secondo il premier «sarebbe positivo che si accelerasse la riforma del regolamento della Camera e si limitasse il ricorso al voto segreto». Renzi ha lanciato un messaggio chiaro ai suoi, in vista del forcing finale per il via libera dell'Italicum alla Camera in prima lettura: «Se qualcuno non vuole votare oggi - è stato l'avvertimento - lo deve spiegare bene fuori da qui». Botta e risposta con Rosy Bindi, che ha annunciato l'intenzione di non partecipare al voto finale alla Camera. «Non posso accettare che mentre il Governo sta preparando 10 miliardi di euro per le famiglie italiane il problema sia il Pd».

Lo strappo sulla parità di genere
Insomma il segretario lavora per far rientrare il dissenso interno e gioca d'attacco, dopo che ieri, nel segreto dell'urna - e dopo la decisione del Governo di rimettersi all'Aula per risolvere la scottante questione delle quote rosa - non sono passati i tre emendamenti bipartisan alla legge elettorale sulla parità di genere. Il braccio di ferro continuerà nel passaggio al Senato. Lo dimostrano i 35 voti di differenza che hanno consentito di evitare l'introduzione delle preferenze. Il superamento delle liste bloccate avrebbe minato la tenuta dell'accordo tra Renzi e Berlusconi.

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