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Questo articolo è stato pubblicato il 30 maggio 2014 alle ore 08:45.
L'ultima modifica è del 09 giugno 2014 alle ore 14:25.
Al mondiale del 1954, ospitato dalla Svizzera, la favorita numero uno era la Grande Ungheria: una squadra imbattuta da quattro anni e imbottita di campioni straordinari come Puskas, Kocsis, Hidegkuti. Insomma, una corazzata che faceva paura a tutti.
L'Italia si era presentata con una formazione di buon livello (tra gli altri c'erano Boniperti, Ghezzi e Benito "veleno" Lorenzi) ma adottando purtroppo un modulo di gioco del tutto inadatto alle scarse caratteristiche corsaiole dei nostri giocatori: il WM. Questo perché l'allenatore della Nazionale, Lajos Czeizler, ne era un convinto sostenitore avendolo praticato al Milan dove aveva vinto lo scudetto nel. Peccato che poi, di fronte allo scudetto della Juventus nel 1952 e soprattutto alla doppietta nel 1953 e 1954 dell'Inter, che aveva ripudiato il WM per passare al più pratico catenaccio, il Milan l'avesse licenziato considerandolo sostenitore di un sistema di gioco ormai sorpassato. La Federazione italiana aveva colto la palla al balzo nominandolo Commissario tecnico.
L'incongruenza più grossa fu che nella lista dei convocati figurava un folto gruppo di giocatori nerazzurri, costretti da Czeizler a scendere in campo con il WM che avevano da tempo ripudiato. Il risultato fu che, nell'esordio con i padroni di casa della Svizzera, rigidamente impostati a catenaccio, la Nazionale perse per due reti a una. La partita successiva contro il Belgio, vinta per 4-1, fruttò comunque il diritto a incontrare di nuovo la Svizzera in un incontro di spareggio e soprattutto rinforzò i convincimenti del nostro Ct sulla bontà del WM: gli elvetici vinsero 4-1, passarono ai quarti e misero fine al nostro Mondiale.
Tra le altre partite dei gironi preliminari vale la pena di ricordare Ungheria-Germania: i tedeschi, certi di passare il turno anche in caso di sconfitta, persero 8-3 schierando le riserve. Ma fu l'occasione che cercavano per eliminare Puskas, colpito a una caviglia da Liebrich: per il campione magiaro fu di fatto la fine del mondiale. Sarebbe rientrato solo per la finale, ma chiaramente molto limitato nelle sue possibilità di gioco.
Ai quarti arrivarono quindi la Svizzera padrona di casa, l'Inghilterra, l'Uruguay, la Germania, l'Ungheria, l'Austria, il Brasile e la Jugoslavia.
Gli ungheresi approdarono alla finale battendo con lo stesso risultato, 4-2, prima il Brasile e poi l'Uruguay. I verdeoro, per l'ennesima volta, avevano dimostrato che al di là delle indubbie capacità tecniche non avevano alcuna conoscenza di tattica. Si sarebbero presto rifatti con gli interessi. Gli uruguagi, dopo aver sconfitto 4-2 l'Inghilterra, proprio a causa del duro trattamento dei difensori inglesi persero ben tre giocatori: Abbadie, Ambrois e soprattutto il capitano, Varela. Giocarono la semifinale contro l'Ungheria, ancora priva di Puskas, e sfiorarono persino la vittoria. Sul 2-2 colpirono un palo e sulla ribattuta Schiaffino centrò in pieno il portiere. Due traversoni in mezzo all'area e la testa di Kocsis siglarono il definitivo 4-2.
L'altra finalista era la Germania: sconfitta per 2-0 ai quarti la Jugoslavia senza faticare troppo, i tedeschi si trovarono di fronte in semifinale l'Austria, che aveva sepolto di reti la Svizzera (7-5) in una partita dove entrambe le difese avevano fatto acqua anche a causa dell'improvvisa conversione al WM degli austriaci, modulo che come ormai sappiamo scopriva troppo la difesa.
La Germania distrusse l'Austria per 6-1 e volò a Berna a sfidare l'Ungheria per il titolo. I magiari commisero l'errore di schierare Puskas con la caviglia ancora infortunata insieme a uno stanchissimo Hidegkuti, rinunciando così alle forze fresche di un Palotas in piena forma fisica. Puskas era dotato di una classe così immensa da segnare comunque la rete dell'1-0 al sesto minuto, raddoppiata all'ottavo da Czibor. I tedeschi, che correvano come ossessi, pareggiarono con due reti di Morlok al decimo e di Rahn al diciottesimo del primo tempo. Nella ripresa non ci fu storia e solo la classe degli ungheresi limitò la sconfitta al punteggio di 3-2, raggiunto con un secondo gol di Rahn.
La Germania era campione del mondo: il miracolo di Berna, lo soprannominarono i giornali tedeschi. Ma il giorno successivo alla finale i campioni del mondo festeggiarono con un ricovero ospedaliero per problemi al fegato. Per la prima volta l'ombra dell'abuso di farmaci allungava sul mondiale la sua triste mano. Le proteste degli ungheresi non servirono a nulla, nell'impossibilità di provare in modo definitivo la colpevolezza dei tedeschi.
Uno studio dell'Università di Berlino, nel 2013, avrebbe confermato l'uso sistematico di doping sugli atleti tedeschi a partire dal 1950 e fino alla prima metà degli anni '70. La Lega calcio tedesca ha sempre negato ogni colpevolezza.
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