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Questo articolo è stato pubblicato il 03 giugno 2014 alle ore 08:39.
L'ultima modifica è del 09 giugno 2014 alle ore 14:26.

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La Nazionale italiana arrivò all'appuntamento con la settima edizione dei mondiali con le carte in regola: era una squadra di ottimo livello, nella quale spiccava la presenza di tre fuoriclasse oriundi come Sormani, Altafini e Sivori. L'esordio, contro la Germania, si era chiuso con un pareggio a reti inviolate: per una volta, in difesa ad oltranza c'erano stati i tedeschi. La seconda partita vedeva gli azzurri opposti ai padroni di casa del Cile e si giocò in un ambiente ostile: non solo per la tradizionale scarsa sportività del pubblico sudamericano di quell'epoca (ne sanno qualcosa i giocatori di Inter e Milan che hanno giocato le finali di Coppa Intercontinentale negli anni 60) ma anche e soprattutto perchè l'assegnazione del mondiale al Cile, Paese allora poverissimo, aveva scatenato polemiche e sorpresa in tutto il mondo. I giornali italiani ci aveva ricamato sopra un po' più degli altri, chiedendosi come un Paese così arretrato potesse organizzare la più importante manifestazione calcistica del mondo, e la frittata era stata fatta.

A Santiago del Cile, il 2 giugno 1962, lo stadio non era uno stadio ma un girone infernale: l'arbitro inglese Ashton fece di tutto per non vedere i falli dei padroni di casa, prendendo decisioni scandalose e oltre ogni limite della decenza. I cileni picchiarono per tutto l'incontro, sfruttando ogni occasione di gioco e usando sberle e pugni quando il gioco era fermo. Il risultato di questa caccia all'uomo, e delle sucessive reazioni degli azzurri, furono due espulsioni: Ferrini e David dovettero lasciare il campo. Con l'Italia ridotta in nove la partità resto comunque bloccata fino a pochi minuti dalla fine, poi due gol dei cileni chiusero partita e discorso qualificazione ai quarti di finale. La successiva vittoria per 3-0 sulla Svizzera non cambiò le cose: passavano Germania e Cile, gli azzurri tornavano a casa.

Le prime due di ogni girone avrebbero dato vita agli scontri a eliminazione diretta: Brasile-Inghilterra, Cile-Urss, Cecoslovacchia-Ungheria, Germania Ovest-Jugoslavia. Diciamo subito che la sfida tra Cile e Urss, finita 2-1, fu una replica in piccolo dello scandaloso incontro con l'Italia. L'arbitraggio dell'olandese Horn va definito come semplicemente indegno: ma intanto il Cile approdava alla semifinale. Cecoslovacchia e Jugoslavia regolarono per 1-0 le rispettive rivali, mentre il Brasile si confermò la squadra più forte strapazzando per 3-0 l'Inghilterra. Mancava Pelé, infortunatosi nella partita d'esordio, che era stato sostituito da Amarildo. Ma quelli che erano rimasti, guidati da Vavà e Garrincha, erano più che sufficienti per tentare una doppietta fino ad allora riuscita solo all'Italia nel 1934 e 1938.

In semifinale i cileni tentarono di replicare quanto fatto con Italia e Urss, ma nemmeno i favori arbitrali riuscirono a superare i verdeoro, che vinsero per 4-2: bisogna anche registrare, per dovere di cronaca, che gli stessi brasiliani avevano qualche santo in Paradiso. Espulso nella partita contro il Cile, Garrincha avrebbe dovuto saltare la finale: un provvidenziale intervento dall'alto lo fece scendere in campo come se nulla fosse.

Dall'altra parte del tabellone la Cecoslovacchia vinse agevolmente per 3-1 contro la Jugoslavia, dando la sensazione di poter contrastare in modo efficace lo squadrone brasiliano. Illusione ulteriormente alimentata, nella finale giocata all'Estadio Nacional di Santiago del Cile, dal gol di Masopust (un difensore) al 14esimo minuto. Rispetto al Brasile quella Cecoslovaccha giocava un calcio molto più lento e privo di fantasia: gli attaccanti sembravano muoversi al rallentatore e i due vecchi campioni Nilton e Djalma Santos, a guardia della difesa, non dovettero faticare molto per bloccarli. Era un Brasile in buona parte vecchio e da rinnovare, che però aveva ormai assimilato i dettami di un gioco equilibrato e capace di gestire al meglio anche la fase difensiva. Ai verdeoro bastò alzare il ritmo per segnare tre gol e portare a casa la Coppa Rimet per la seconda volta consecutiva.

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