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Questo articolo è stato pubblicato il 06 giugno 2014 alle ore 08:49.
L'ultima modifica è del 09 giugno 2014 alle ore 14:29.

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Nel 1990 i campionati del mondo di calcio tornarono, dopo 56 anni, in Italia. E ovviamente, come Paese organizzatore, proprio l'Italia godeva dei favori del pronostico. Germania Ovest e Brasile apparivano sottotono, al punto che avevano entrambi rischiato l'eliminazione nel girone di qualificazione. Mancava la Francia, che non aveva ottenuto un posto per il Mondiale dopo le due semifinali consecutive del 1982 e 1986. L'Argentina di Maradona e l'Olanda del trio milanista (Gullit, van Basten e Rijkaard) venivano accreditate di buone possibilità, ma comunque dietro alla Nazionale di Azeglio Vicini, che aveva trapiantato in quella squadra molti dei giocatori con cui aveva perso solo ai rigori contro la Spagna la finale europea Under 21 del 1986. Con più o meno la stessa squadra Vicini era stato eliminato in semifinale all'Europeo del 1988, sconfitto 2-0 dalla Russia ma dopo aver mostrato un ottimo gioco, apprezzato anche dagli osservatori internazionali.

Nella prima partita del mondiale l'Argentina perse a sopresa contro il Camerun, rimasto in nove per una doppia espulsione: ai sudamericani era stata fatale una papera del portiere Pumpido che non aveva trattenuto un facile pallone su colpo di testa in area. Anche l'Italia, al debutto, rimase a lungo imbrigliata dall'Austria: al 75esimo Vicini decise di sostituire Carnevale con Schillaci. Era l'inizio delle notti magiche, proprio come diceva l'inno di quel Mondiale. Cross di Vialli e gol del nuovo entrato, che d'improvviso sarebbe diventato il beniamino di tutti.

Nella seconda gara l'Italia riusci a battere gli Stati Uniti, nonostante un rigore fallito da Gianluca Vialli, e di slancio superò la Cecoslovacchia con reti di Schillaci, ormai titolare fisso, e Baggio, un giovane fuoriclasse che fremeva alle spalle di Vialli. In Brasile o Argentina sarebbe stato titolare sicuro, in Italia doveva fare gavetta e entrare dalla panchina: ma quando entrava lui, era un'altra Italia. Da segnalare, nella seconda partita dell'Argentina vinta contro l'Urss per 2-0, l'infortunio al portiere titolare Pumpido che venne sostituito da Goycochea. Purtroppo per l'Italia, sarebbe stata una sostituzione decisiva.

Agli ottavi gli abbinamenti furono Camerun-Colombia, Brasile-Argentina, Spagna-Jugoslavia, Irlanda-Romania, Italia-Uruguay, Cecoslovacchia-Costa Rica, Germania-Olanda, Inghilterra-Belgio. Come si vede abbinamenti piuttosto sbilanciati, con partite che avrebbero potuto essere una finale e altre che avrebbero portato ai quarti avversari molto abbordabili. Il Camerun superò la Colombia ai supplementari per 2-1, con una doppietta di Roger Milla che a dispetto dell'età stava facendo faville. L'Argentina vinse 1-0 una partita che il Brasile aveva letteralmente dominato, colpendo pali e traverse e fallendo occasioni chiarissime in modo rocambolesco. Maradona, che era apparso in scarsa vena per quasi tutto il match, servì a Caniggia l'assist decisivo. L'ottavo tra Spagna e Jjugoslavia arrivò ai supplementari dove decise una punizione di Stojković. Ai rigori l'Irlanda prevalse sulla Romania. La Cecoslovacchia disintegrò il Costa Rica per 4-1. Germania-Olanda finì 2-1 per i tedeschi, dopo una gara rude e caratterizzata da reciproche scorrettezze. Gli inglesi, che avrebbero dovuto vincere facile contro il Belgio, riuscirono a conquistare la qualificazione solo a pochi minuti dal termine grazie a una mezza rovesciata di Platt.

E l'Italia? Si impose 2-0 sull'Uruguay, senza grosse difficoltà, mostrando il solito bel gioco e andando in gol con Schillaci e Serena. Ai quarti l'attendeva l'Irlanda: in attacco facevano ormai coppia fissa Schillaci e Baggio, entrato in pianta stabile al posto di Vialli apparso chiaramente fuori forma, indifendibile anche dal Ct Azeglio Vicini: 1-0, sempre con gol di Schillaci che con Baggio aveva un'intesa straordinaria, e semifinale conquistata a passo di carica. Negli altri scontri diretti l'Argentina, che avrebbe incontrato gli azzurri in semifinale, superò solo ai rigori la Jugoslavia, con un vero e proprio festival degli errori dal dischetto. Sbagliò anche Maradona, ma Goycochea risultò decisivo parando due tiri. L'Inghilterra arrivò ai supplementari contro il C amerun, che a dieci minuti dalla fine conduceva a sorpresa per 2-1. Un doppio rigore di Lineker regalò prima il pareggio e poi la qualificazione agli inventori del calcio. La Germania, infine, eliminò senza fatica la Cecoslovacchia con un rigore di Lothar Matthäus.

In semifinale l'Italia commise tre errori imperdonabili: il primo fu della Federazione, che scelse come campo di gioco il San Paolo di Napoli, dove la tifoseria era divisa tra l'amore per la Nazionale e quello per l'idolo assoluto, Diego Maradona. Andare a giocare proprio lì fu quasi un suicidio, dopo che gli azzurri si erano abituati ad avere tutto lo stadio dalla propria parte. L'atmosfera, racconteranno poi gli azzurri, era irreale. Il secondo errore fu di Vicini, che rimise in panchina Baggio per far posto a Vialli. L'Italia andò comunque in vantaggio con gol di Schillaci, ma su un morbido cross Caniggia colpì di testa pareggiando a poco più di venti minuti dalla fine. In questa occasione ci fu il terzo errore, quello di Walter Zenga, al tempo indiscusso miglior portiere del mondo, che sbagliò l'unica uscita della sua vita mancando il pallone e lasciandolo a Caniggia. Vicini tentò, troppo tardi, la carta Baggio al posto di Vialli: il divin Codino sfiorò il gol nei supplementari ma la partita andò ai rigori. Gli errori di Donadoni e Serena, ipnotizzati da Goycochea, condannarono gli azzurri alla finale di consolazione contro l'Inghilterra, a sua volta sconfitta ai rigori dalla Germania. Che quella finalina sia stata vinta dall'Italia con gol di Baggio e Schillaci serve solo a rinforzare il rimpianto per non aver giocato la semifinale con questa coppia di attacco.

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