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Questo articolo è stato pubblicato il 09 giugno 2014 alle ore 09:32.
L'ultima modifica è del 09 giugno 2014 alle ore 14:31.

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La diciassettesima edizione del Mondiale venne assegnata, per la prima volta nella storia, a due Paesi: Sud Corea e Giappone. Per la vittoria finale venivano accreditate le solite superpotenze del calcio, a partire da Brasile e Germania. Ma anche la Francia, che difendeva con una squadra esperta e forse troppo anziana il titolo di quattro anni prima, era attesa con molta attenzione.

L'Italia era affidata a un Ct di grande esperienza internazionale, Giovanni Trapattoni: la Federazione aveva fatto una scelta capace di accontentare, forse per la prima volta, tutti i tifosi. La Nazionale venne inserita nel gruppo preliminare con Ecuador, Croazia e Messico. Quello con i sudamericani era un incrocio che si ripeteva spesso nella Coppa del Mondo, ma tutto sommato era un bene perché si trattava di un avversario di solito abbordabile. L'esordio con l'Ecuador fu di quelli facili, con una doppietta di Vieri a chiudere la questione senza patemi d'animo. Le cose si complicarono con la Croazia: inizialmente venne annullato un gol di Vieri, che poi le riprese tv dimostrarono essere regolare, e il gol del vantaggio messo a segno dallo stesso bomber azzurro venne presto pareggiato e poi superato per l'1-2 finale. In chiusura di partita Totti colpì un palo e a Materazzi venne negato il gol del pareggio per un fallo di Inzaghi: anche in questo caso le riprese dimostrarono che il gol era regolare.

La partita con il Messico diventava quindi decisiva per il passaggio del turno: ne uscì un mediocre pareggio per 1-1, che fu tuttavia sufficiente grazie all'imprevista e imprevedibile vittoria dell'Ecuador (1-0) sulla Croazia. All'Italia anche in quell'occasione vennero annullati due gol regolari, il primo di Inzaghi e il secondo di Montella: un presagio di quanto gli errori arbitrali avrebbero influito sul Mondiale del Trap.

Gli abbinamenti degli ottavi di finale videro di fronte Danimarca-Inghilterra, Brasile-Belgio, Svezia-Senegal, Giappone-Turchia, Germania-Paraguay (allenato dal nostro ex Ct, Cesare Maldini), Messico-Usa, Spagna-Irlanda e Italia-Corea del Sud. Per gli azzurri il peggior avversario possibile in quella fase così precoce, perché in genere le squadre di casa vengono portate il più avanti possibile per non influire in modo negativo sulle presenze negli stadi. È vero che lo stesso rischio era capitato anche alla Turchia, ma il Giappone era davvero troppo debole per poter proseguire il cammino nel torneo.

L'Inghilterra vinse facilmente 3-0, il Brasile si sbarazzò del Belgio per 2-0 con reti di Ronaldo e Rivaldo; il Senegal sorprese la Svezia per 2-1 battendo ai supplementari Ibrahimovic e compagni; la Turchia fece fuori il Giappone padrone di casa per 1-0; con lo stesso risultato la Germania estromise il Paraguay; gli Usa eliminarono il Messico con un classico 2-0; tra Spagna e Irlanda fu una vera battaglia e dopo il pareggio di Keane all'ultimo minuto si andò ai supplementari e quindi ai rigori: vinsero gli spagnoli, pur con due errori dal dischetto, grazie alla prestazione disastrosa dei tiratori irlandesi.

Per l'Italia c'era di nuovo la Corea, questa volta del Sud, dopo la clamorosa eliminazione del 1996 nel mondiale inglese. Eliminazione che i giornali coreani ricordarono in pompa magna, titolando «Aganin 1966!» dimenticando però di ricordare che la Corea che aveva eliminato l'Italia era quella del Nord, che intratteneva il Sud rapporti tutt'altro che amichevoli. Gli animi tuttavia si surriscaldarono e la partita si giocò in un clima molto acceso, simile quello degli stadi sudamericani degli Anni 60. Trapattoni, dopo la partita, racconterà che l'arbitro ecuadoriano Byron Moreno all'ingresso in campo si era rifiutato di salutare i giocatori italiani, un segnale premonitore di quanto sarebbe accaduto più tardi.

Dopo soli quattro minuti Moreno fischiò un rigore a favore dei padroni di casa, che Buffon riuscì a parare. Vieri portò in vantaggio l'Italia al 18esimo, inzuccando su calcio d'angolo e spianando la strada degli azzurri. Che però, nonostante l'acqua Santa che il religiosissimo Trapattoni versava sul campo dalla panchina, sbagliarono in modo clamoroso almeno quattro occasioni per il raddoppio. Che Moreno fosse in attesa dell'oocasione buona lo si capì a più riprese: per esempio finse di non vedere una gomitata a gioco fermo su Del Piero e un fallaccio da espulsione su Zambrotta. Il pareggio coreano arrivò, come una sentenza, a due minuti dalla fine. La colpa degli azzurri era stata quella di non raddoppiare chiudendo la partita in modo definitivo. Anche l'arbitro avrebbe potuto fare poco.

Ai supplementari, invece, Byron Moreno svolse il suo lavoro in modo perfetto: espulse Totti per simulazione, annullò un gol regolarissimo di Tommasi, rese in tutti i modi impossibile la vita degli azzurri con decisioni che, già sul campo di gioco, apparvero incredibili. Le riprese televisive dimostrarono che si era trattato di un arbitraggio a dir poco scandaloso, più o meno come quello che la stessa Italia aveva subìto dall'Inglese Ashton contro il Cile (anche in quell'occasione di fronte c'erano i padroni di casa) nel Mondiale del 1962. Detto questo, la Corea de Sud segnò la sua seconda rete con Ahn, mentre la difesa azzurra dormiva. Uscivamo dal Mondiale per un arbitraggio scandaloso, ma tutto sommato ci avevamo messo del nostro. Byron Moreno, l'arbitro dallo sguardo poco vispo ma dal fischietto chirurgico, sarebbe stato sospeso dalla sua Federazione l'anno dopo: la Fifa confermò la sanzione mettendo fine, di fatto, alla sua carriera. Nel 2010 venne arrestato mentre cercava di introdurre negli Usa sei chilogrammi di eroina. Ma questa è un'altra storia.

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