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Questo articolo è stato pubblicato il 08 giugno 2014 alle ore 15:03.

Nel IX secolo un monaco novizio chiese al grande maestro zen Dongshan: «Quando arrivano il caldo e il freddo, come posso evitarli?». La risposta zen fu: «Perché non vai dove non fa né caldo né freddo?». Secoli dopo, la stessa domanda posta a un professore del Mit porta a una risposta differente. Ovvero: «Entra in una bolla d'aria e creati la temperatura a tuo piacimento». Il professore in questione è Carlo Ratti, natali italiani, docente al Massachusetts Institute of Technology e fondatore del Senseable City Lab, un gruppo di lavoro interdisciplinare che studia nuove interfacce tecnologiche per migliorare la vita su questa terra.
E ora Ratti, classe 1971, arriva alla Biennale di Venezia esponendo un progetto artistico sì, ma anche tecnologico, che fa di una bolla d'aria il luogo ideale per creare la temperatura più adatta al proprio corpo, senza disperdere energie inutili nell'ambiente.
Local Warming è il nome dell'installazione esposta in Biennale fino al 23 novembre (l'inaugurazione è avvenuta proprio in questi giorni). Chi volesse provare sulla propria pelle la sensazione delle bolle di calore dovrà entrare nella Stanza del camino (Padiglione dei giardini). Luogo simbolico questo: l'installazione si contrappone infatti alla prima fonte di calore creata dall'uomo per riscaldarsi.
«Local Warming possiede una componente estetica molto marcata. Per questo è stato scelto per la Biennale», spiega Ratti che aggiunge: «L'installazione vuole però dimostrare una tecnologia che, in un futuro nemmeno molto lontano, potrebbe rappresentare una reale alternativa o integrazione ai comuni impianti di riscaldamento». È evidente come il tema dell'efficienza energetica sia nella testa di Ratti e del suo consistente team di ricerca. Troppa energia viene consumata negli edifici per portare a temperatura gli ambienti. Con ben noti sprechi e abusi: le bolle di calore ruotano, invece, attorno alle singole persone creando microcosmi di temperature desiderate.
La tecnologia e la creatività vengono così in aiuto dei dettami di riduzione di CO2 tipica dei sistemi residenziali che ancora oggi sono colpevoli per il 35% delle emissioni inquinanti complessive. Benchmark alla mano, spetterà al team di Ratti valutare come questa invenzione potrebbe aumentare l'efficienza nel settore residenziale, che in Europa assorbe il 30% dei consumi di energia (di cui oltre l'80% per il riscaldamento).
Se poi trasferiamo il tema sugli edifici pubblici dove ampi spazi sono frequentati da poche persone alla volta, la sensazione è che siamo di fronte all'uovo di Colombo. «È inutile riscaldare grandi hall, grandi spazi industriali – fa notare il docente del Mit – quando questi saranno frequentati da pochissimi utenti. È sicuramente più intelligente riscaldare le persone stesse, grazie a raggi di calore direzionabili e dinamici». Ma come funziona Local Warming? Tutto parte da un'intelligenza che monitora via Wifi la presenza dei corpi e ne traccia la posizione e la direzione trasmettendo in real time queste coordinate a una serie dinamica di elementi di riscaldamento radiante a spettro infrarosso, posizionati sul soffitto che hanno la capacità di seguire gli spostamenti e di generare «nuvole termiche». Il resto sarà gestito dai personal device che potranno modificare la temperatura e le caratteristiche dei raggi in base alle nostre esigenze e volontà. Oltre al progetto esposto in Biennale, un prototipo di Local Warming è stato installato nella Lobby 7 del Mit.
«È vero – racconta Ratti –, si tratta di un progetto sperimentale, ma se all'inizio l'idea sembrava irrealizzabile, oggi siamo contenti che Arpa-E – agenzia del governo americano che finanzia progetti con potenzialità "disruptive" – dopo aver visto il progetto abbia deciso di investire 20 milioni di dollari su idee di questo tipo».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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