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Questo articolo è stato pubblicato il 12 giugno 2014 alle ore 09:50.
L'ultima modifica è del 12 giugno 2014 alle ore 10:00.

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Da oggi, o per meglio dire da questa sera alle 22 ore italiane, le chiacchiere staranno a zero. Finalmente il Mondiale avrà il suo calcio di inizio e, come ormai diventata una tradizione a partire dal 1966, a catalizzare l'attenzione sarà la partita inaugurale. Una sfida che questa sera, allo Stadio Arena Corinthians di San Paolo, vedrà di fronte Brasile e Croazia. Una sfida che nelle attese dei brasiliani sarà una passerella, ma che in realtà nasconde mille insidie. Una sfida che più di una volta ha regalato sorprese inattese anche a prescindere dal reale valore delle squadre in campo.

Partiamo dalla storia: la partita inaugurale, che così come la intendiamo oggi risale come detto al mondiale inglese del 1966, ha riservato almeno tre grandi sorprese. Due volte a farne le spese è stata l'Argentina di Maradona, non una squadretta qualsiasi, la terza la Francia di Zidane.

Nel 1982 i sudamericani, campioni del mondo in carica e forti di una Nazionale basata sul numero uno del calcio mondiale e costruita per rivincere il titolo, naufragarono contro il Belgio: vero che si trattava della squadra vicecampione d'Europa, ma la differenza di qualità tra le due compagini era tale che nessuno si sarebbe azzardato a scommettere su una simile sorpresa. A segnare il gol partita fu Vandenbergh al 62esimo minuto, ma sopratttutto l'allenatore dei belgi, Guy Thys, aveva indicato la strada per battere quell'Argentina: contenere Maradona, difendere chiudendo tutti gli spazi, ripartire appena possibile in contropiede. Una ricetta che l'Italia avrebbe fatto sua un paio di settimane più tardi nel «girone delle morte» eliminando con la stessa tattica le due favorite per il titolo: Argentina e Brasile. Avesse vinto contro il Belgio, l'Argentina quel girone l'avrebbe schivato. Forse il suo Mondiale sarebbe stato diverso.

Nel 1990 sempre Argentina e sempre con Maradona, la stella indiscussa: meglio, molto meglio di Neymar. La partita inaugurale spettava ai sudamericani campioni del mondo in carica contro una vittima predestinata: il Camerun. A lungo El pibe de oro e compagni tentarono di scardinare la difesa africana senza riuscirci e finirono per innervosirsi oltre il consentito: al 66esimo minuto una papera colossale del portiere Pumpido, che non trattenne un facile colpo di testa di François Omam-Biyik, regalò la vittoria al Camerun, che resistette in nove contro 11 all'inutile assalto finale degli argentini. I leoni d'Africa a fare la parte delle gazzelle non ci stavano proprio. Per Maradona una sconfitta che non pregiudicò il cammino mondiale, concluso con la finale persa ai rigori contro la Germania.

Nel 2002 la Francia era attesa a una facile partita contro il Senegal: ne uscì invece un incontro spettacolare, con pali e traverse colpiti a ripetizione, molti gol sbagliati da Zidane e compagni e uno segnato per il Senegal da Papa Bouba Diop che, sdraiato a terra dopo una serie di rimpalli, scaraventò la palla alle spalle di Barthez. Anche in questo caso finì 1-0 per la squadra che avrebbe dovuto perdere.

La cabala non conta, nel calcio, ma a volte si finisce per crederci: di certo, se alle tre gare appena citate si aggiungono i quattro 0- 0 delle altre edizioni, ma anche l'1-1 tra Italia e Bulgaria del 1986, si capisce che giocare la partita inaugurale non è proprio una passerella. La stessa Germania campione in carica nel 1994 fece una fatica enorme per battere la Bolivia: ci riuscì solo grazie a un'espulsione ingiusta ai danni di Etcheverry e a un gol di Jurgen Klinsmann.

Questa sera toccherà al Brasile che per accontentare l'intero Paese ha una sola strada da percorrere: quella del percorso perfetto. Tutte vittorie, con il pareggio considerato un abominio e la sconfitta fuori dal novero delle possibilità. La Croazia può essere l'ideale per una passeggiata, perchè ogni tanto frana in modo inatteso regalando 90 minuti di scarsità pura, ma può essere anche il peggiore cliente del mondo perchè con la stessa noncuranza imbastisce partite in cui domina l'avversario dall'alto di una scienza calcistica che sembra un dono divino.

Il Brasile questa sera farà il Brasile, attaccando e bailando futbol. Cosa farà la Croazia lo vederemo alle 22: di certo Modric,Rakitic e Kovacic, i tre di centrocampo croati, non hanno nulla da invidiare o da imparare da Luiz Gustavo, Oscar e Paulinho. Modric ha vinto la Champions, Rakitic ha sollevato il trofeo dell'Europa League: entrambi lo hanno fatto da protagonisti. Kovacic se possibile ha compiuto un'impresa ancora più grande convincendo Walter Mazzarri a consegnargli le chiavi del centrocampo dell'Inter a soli vent'anni. Conoscendo la diffidenza naturale che Mazzarri prova nei confronti dei giovanissimi è un risultato straordinario.

Da questa sera le chiacchiere staranno a zero e inizierà a parlare il campo: ma tutto sommato per chi come me ha il cuore azzurro il Mondiale inizierà solo sabato sera, con Italia-Inghilterra. Quello toccato a Prandelli è stato soprannominato «il girone di ferro»; qualcuno vista la presenza contemporanea di tre big del calcio mondiale (Italia, Inghilterra e Uruguay) l'ha chiamato «il girone della morte»: l'ultimo che ci è capitato, nel 1982, è stato di buon auspicio.

P.S. Ringrazio sinceramente un lettore affezionato, Fabio di Montecatini Alto, che mi ha fornito lo spunto per scrivere questo articolo. Da ormai 12 anni mi manda e-mail nelle quali mi invita discutere di tutto, non solo di sport. E nello sport non solo di calcio. L'idea di parlare delle difficoltà della partita inaugurale nasce da una di queste e-mail. È giusto attribuire il merito a chi ce l'ha.

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