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Questo articolo è stato pubblicato il 12 giugno 2014 alle ore 11:51.
L'ultima modifica è del 13 giugno 2014 alle ore 08:43.

Corsini (Pd): no ad epurazione di idee considerate non ortodosse
Nella lettera inviata al gruppo Pd a palazzo Madama in cui formalizza l'autosospensione dei "dissidenti per solidarietà", Corsini definisce la «rimozione di Chiti e Mineo di fatto una epurazione di idee, considerandole non ortodosse». Per i senatori sottoscrittori, come ha tenuto a sottolineare lo stesso Corsini in Aula, la scelta della sostituzione rappresenta una «palese violazione dell'articolo 67 della Costituzione. Un Parlamento meno libero non aumenta la libertà dei cittadini».

Marcucci (Pd): la palude interna al Pd non può fermare le riforme
Di prima mattina, a spiegare le ragioni che hanno portato alla sostituzione di Mineo e Chiti, aveva provveduto un renizano "doc", il senatore Andrea Marcucci, presidente della commissione Cultura a palazzo Madama. Intervistato a "Coffee break", su La7, Marcucci aveva spiegato che «la palude non può fermare le riforme del governo Renzi», anche perché «i senatori Pd si sono espressi in ben cinque riunioni di gruppo a favore del ddl costituzionale». Per Marcucci, la sostituzione di Mineo «è la conseguenza di un principio democratico. Pochi senatori non possono bloccare le decisioni prese da una larga maggioranza. Vale più il parere del 90% del gruppo o dobbiamo bocciare le riforme perché il 10% di noi è contrario?».

A monte, la scelta di nominare i commissari "permanenti"
A monte dell'autosospensione dei 14 senatori Pd (su 107, non contando il presidente di palazzo Madama Pietro Grasso), la decisione adottata a maggioranza ieri dell'Ufficio di presidenza del gruppo di nominare i tre membri permanenti in commissione Affari costituzionali al posto degli attuali sostituti. I membri permanenti individuati sono, da ieri, Luigi Zanda (presidente del gruppo Pd), Roberto Cocianich e Maurizio Migliavacca che prendono il posto di Marco Minniti, Luciano Pizzetti e Vannino Chiti. A cascata Mineo, a sua volta sostituto di Minniti, non farà quindi più parte della I commissione.

Civati (Pd): grave errore politico
In prima fila tra chi critica la mossa dell'ufficio di presidenza anche il deputato del Pd Pippo Civati, che sul suo profilo Facebook si scaglia contro «l'episodio più grave di una legislatura che già non ce ne ha risparmiati». Civati parla di «errore politico», e ricorda che «il vero problema è che Berlusconi non vota la riforma di Renzi, che non ha i numeri al Senato, e se la prende con chi pone solo una questione di merito. Dopo avere detto per mesi che le riforme si fanno con le minoranze, si perdono le minoranze dentro e fuori. Un capolavoro».

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