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Questo articolo è stato pubblicato il 13 giugno 2014 alle ore 09:34.
L'ultima modifica è del 13 giugno 2014 alle ore 09:44.

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Vujadin Boškov diceva che «rigore è quando arbitro fischia». Un altro grande personaggio del nostro calcio, il professor Franco Scoglio, gli dava ragione: commentando però da buon siciliano che l'arbitro, purtroppo, ogni tanto «fischia ad minchiam». Come ha fatto Yuichi Nishimura da Tokio, che ieri sera ha colto al volo la prima occasione per regalare un rigore al Brasile.

Per i padroni di casa le cose non stavano andando benissimo. Dopo lo svantaggio iniziale su autogol di Marcelo (sbagliano anche i presunti dei del calcio, non solo Comunardo Niccolai) erano riusciti a pareggiare su un tiro tutt'altro che irresistibile di Neymar: se in porta ci fosse stato un portiere invece di un citofono come il Pletikosa visto ieri quel pallone non sarebbe mai entrato. Era lento e calciato male, altro che O'Ney. Sarebbe meglio riconoscerlo, invece di incensare a prescindere prestazioni tutto sommato normali: se ieri Neymar ha fatto una grande partita, meritando 8 in pagella, i grandi del passato reclamano voti dal 16 al 22.

Premevano, i padroni di casa, ma senza far paura. La Croazia difendeva, si chiudeva e ripartiva. I brasiliani in area di rigore non ci arrivavano quasi mai e quando ci arrivavano, per somma sfortuna di Nishimura, lo facevano da soli con il difensore avversario più vicino ad almeno un metro di distanza. Sbagliando lo stesso. Così, quando Fred è arrivato a dieci centimetri da Lovren, il fischio è partito come una liberazione. Rigore tirato da Neymar (male, altro che O'Ney) con Pletikosa che quasi quasi rovina la festa. Senza riuscirci. In ogni caso 2-1 e partita indirizzata come tutti volevano: la Torcida, la presidentessa Dilma Roussef, il Paese intero. Il 3-1 finale è solo il frutto di quanto accaduto prima, non il segno di una superiorità dei verdeoro.

Se queste sono le premesse l'edizione 2014 del Mondiale si appresta a ripercorrere le piste poco nobili di quella italiana del 1934, cilena del 1962, inglese del 1966, argentina del 1978 e coreana del 2002. Solo per limitarci ai casi più eclatanti. È anche vero che se almeno cinque mondiali su venti sono stati caratterizzati da arbitraggi scandalosi un po' di buon senso basta e avanza per capire che non può essere frutto del caso. Ma che tutto accadesse in mondovisione e nel 2014 sembrava impossibile. Ringraziato Nishimura non resta che pregare perchè le cose non si ripetano. Ma il messaggio è arrivato chiaro: se il Brasile si troverà in difficoltà troverà sempre una mano disposta ad aiutarlo. E chi riuscirà a mettere sotto il Brasile lo dovrà fare nel modo più netto possibile per non correre rischi.

La Croazia ieri sera ha fatto vedere come si possono battere i padroni di casa: non chiudendosi a riccio, ma con una difesa aggressiva e rapidi contropiede. I passaggi in profondità hanno messo in difficoltà le due linee di centrocampo e difesa di Scolari, spesso bucate più facilmente di quanto fosse lecito attendersi. E sia chiaro, quella vista ieri non è stata una grande Croazia, solo una buona squadra con alcuni uomini al di sotto delle loro possibilità: primo fra tutti Kovacic, ma esordire a vent'anni in un Mondiale contro i padroni di casa merita un po' di comprensione.

Anche in attacco il Brasile non è apparso irresistibile: a parte Neymar, autore di una buona gara ma come abbiamo già detto aiutato dalla fortuna in entrambi i gol, c'è stato poco o nulla. Tutto si può riassumere nella simulazione di Fred e nell'impegno di Hulk per dimostrare l'esattezza di una teoria enunciata da un spot che anni fa vedeva protagonista Ronaldo: «La potenza è nulla senza controllo».

Se il Brasile è quello visto ieri sera il Mondiale non ha un esito scontato. Non solo ci si può giocare contro, ma lo si può anche battere. Usando proprio le armi che Nishimura ha spuntato ai croati. Basta che sia un torneo leale e giocato alla pari da tutte le nazionali presenti: come dovrebbe essere senza bisogno di ricordarlo. La prossima partita di Neymar e compagni, il 17 giugno a Fortaleza, potrebbe dare le prime risposte anche se l'avversario non è di quelli irresistibili. Si può battere il Messico anche senza Nishimura.

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