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Questo articolo è stato pubblicato il 14 giugno 2014 alle ore 10:29.
L'ultima modifica è del 14 giugno 2014 alle ore 10:34.

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L'Olanda ieri sera non ha battuto la Spagna, l'ha distrutta. Ma questo non significa che l'Olanda sia fortissima e che la Spagna abbia il destino segnato. Quando una partita finisce 5-1, ma avrebbe potuto benissimo finire 8-4, non si possono e non si devono trarre conclusioni definitive. Una partita così costituisce un episodio, un po' come accade in una serie di play off di basket dove una squadra perde di 40 punti e poi vince la gara successiva. Sconfitte di questo tipo all'inizio di un Mondiale fanno male, ma si dimenticano in fretta. Perché si possono recuperare. La storia del calcio è piena di passi falsi o di gironi iniziali passati a stento da chi, a fine torneo, avrebbe alzato la Coppa del Mondo.

Quello che si può dire è che ieri sera il divario è stato enorme. Che la Spagna, esattamente come il Brasile, si è dimostrata vulnerabile ai passaggi filtranti e alle azioni in verticale, sulle quali non riusciva a difendere in modo decente e finiva per vedere scavalcate le due linee di centrocampo e difesa. E si può dire che l'Olanda, avendo giocatori di un livello qualitativo nettamente superiore a quelli della Croazia, ha sfruttato in modo quasi chirurgico ogni occasione possibile. Se mai ci sarà uno scontro diretto tra Olanda e Brasile i padroni di casa sono avvisati: la loro difesa potrebbe trovarsi in grosse difficoltà contro Robben, Van Persie e compagni. Se poi in fase conclusiva si svegliasse anche Sneijder...

Quello che non si può dire è che il Mondiale della Spagna sia finito, che sia finita l'era del tiki taka e che sia finito il dominio del calcio spagnolo: per trarre queste conclusioni definitive occorre aspettare almeno un'altra partita, quella di mercoledì prossimo a Rio de Janeiro contro il Cile. In caso di vittoria il rischio per gli spagnoli potrebbe essere una classifica del girone con tre squadre a sei punti e il passaggio del turno rimandato alla differenza reti: per la nostra mentalità italica si profila un bel biscotto con l'Olanda che si fa battere di misura dal Cile per far fuori i campioni in carica. Vedremo strada facendo.

Gli olandesi hanno interpretato la gara nel modo più intelligente possibile: hanno dato la sensazione di correre come indemoniati, ma in realtà hanno fatto correre moltissimo la palla. La tattica migliore in condizioni climatiche come quelle di ieri sera, con un tasso di umidità prossimo al 90 per cento. Gli arancioni (peraltro in tenuta blu, un peccato per chi ama la tradizione) hanno corso molto per rincorrere i palloni giusti e non hanno mai speso una sola goccia di sudore in tocchi corti e laterali. Il loro gioco si è sempre sviluppato in direzione della porta avversaria: manovre avvolgenti zero. Pochi passaggi in profondità e gli attaccanti a piazzare il loro scatto quando vedevano lo spazio vuoto. In questo modo hanno dato la sensazione di un dominio fisico assoluto nei confronti degli spagnoli.

In pratica è stata riproposta la tattica che ha permesso al Real Madrid di disintegrare il Bayern Monaco in Champions League, ma anche all'Atletico Madrid di eliminare il Barcellona dalla stessa competizione pur con una maggiore enfasi sulla fase difensiva. Giocare con molti passaggi e possesso palla, come fa da sempre la Spagna e come ha fatto il Brasile nella partita d'esordio, rischia di essere la scelta più rischiosa in un mondiale dove le energie si prosciugano rapidamente e dove il caldo impedisce di recuperare la fatica. Meglio, molto meglio, far correre la palla e giocare in profondità. Esemplare da questo punto di vista il primo gol di Van Persie: passaggio dalla difesa al centrocampo, lancio lungo e colpo di testa vincente. In tutto tre tocchi e due passaggi per arrivare al gol.

Nella altre gare della giornata merita una segnalazione l'ottimo Messico visto contro un pessimo Camerun. I Leoni d'Africa hanno litigato a lungo con la loro Federazione per i premi partita: se il loro gioco è questo è stato un litigio inutile. I messicani hanno dominato in lungo e in largo e solo il colombiano Roldan, che arbitrava la partita, ha impedito che il risultato finale fosse larghissimo annullando due gol per inesistenti fuorigioco. Anche qui, con mentalità italica forgiata alla scuola della dietrologia, come mi ha già scritto qualche lettore si può pensare che si tratti di un regalo per il Brasile: il Messico è una rivale diretta ed è meglio che non abbia una differenza reti troppo favorevole. Francamente mi sembra troppo, ma non resta che attendere per capirne di più.

Il Messico ha messo in mostra un buon gioco e un'ottima capacità di far girare la palla: con una rete di passaggi più fitta di quella degli olandesi, ma non altrettato insistita quanto quella degli spagnoli. Potrebbe mettere in difficoltà i brasiliani, con cui è atteso allo scontro diretto martedì prossimo a Fortaleza.

Di certo le prime partite non possono dare risposte definitive: quello che ci stanno insegnando è che, come ci si aspettava, il clima infernale finirà per condizionare una manifestazione destinata a durare un mese. La strada per Rio de Janeiro è ancora lunga, risparmiare energie è la cosa più importante per chi vuole arrivarci.

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