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Questo articolo è stato pubblicato il 15 giugno 2014 alle ore 14:08.

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La partita con L'Inghilterra ha confermato quattro punti chiave per l'Italia di Prandelli: il clima insopportabile che costringe a camminare per larghi tratti di gara; la pericolosità dell'attacco anche in assenza di un gioco ben costruito; la qualità del centrocampo; la condizione di emergenza della difesa. Vediamoli con ordine.

Punto uno, il clima: chi aveva qualche dubbio sul fatto che il mondiale brasiliano sarebbe stato una replica di quello del 1994 negli Usa, dopo aver visto le prime partite lo ha visto svanire come polvere al vento. Il caldo e l'umidità condizionano le gare, rallentano il ritmo di gioco e, a lungo andare, finiranno con il rendere sempre più difficile il recupero post partita. Come è già accaduto nel '94 ne avranno benefici le squadre che sono in grado di far correre il pallone più che gli uomini, utilizzando le poche energie disponibili per rapide fiammate più che per una costante pressione sull'avversario. Italia e Olanda, anche se in modo diverso per la tipologia di avversario che avevano di fronte, lo hanno fatto. Spagna e Brasile no. Sarà anche importante utilizzare il maggior numero possibile di uomini: Prandelli ha dimostrato di non avere paura di farlo, mettendo in campo subito anche i giovanissimi.

Punto due, la pericolosità dell'attacco: gli azzurri contro l'Inghilterra hanno costruito poche azioni e Balotelli non ha quasi mai ricevuto palloni giocabili. Tuttavia sono stati pericolosissimi, sfruttando al massimo ogni singola azione. Balotelli ha avuto due occasioni vere: nella prima un difensore ha salvato sulla linea, nella seconda ha segnato. Oltre al gol di Marchisio sono arrivati il palo di Candreva e la traversa di Pirlo. Cinque azioni, cinque chiare occasioni da rete. Le difese avversarie non potranno di certo giocare tranquille.

Punto tre, il centrocampo: nelle partite in cui non si corre come forsennati Pirlo insegna calcio a tutti, spagnoli e brasiliani inclusi. E in Brasile come detto si corre e si correrà pochissimo. L'ideale per esaltare le caratteristiche del nostro centrocampo, dove Pirlo può fare da perno servendo con precisione i compagni. Che, a partire da Verratti, hanno piedi e testa quasi altrettanto buoni. Un problema in più per gli avversari.

Punto quattro, la difesa: come ci si aspettava è il vero problema per il Ct. Chiellini non è un terzino e in quella posizione va in affanno. Paletta soffre i giocatori agili e veloci e se esce per affrontarli lontano dall'area viene saltato con facilità. Per fortuna l'Italia ha trovato Darmian, che è sembrato più un veterano che un debuttante, e dovrebbe ritrovare a breve De Sciglio. Per capire meglio il reale valore del nostro pacchetto arretrato è giusto attendere che Prandelli possa schierare gli uomini che ha in mente e non quelli che è costretto a far giocare a causa degli infortuni. Intanto abbiamo scoperto che Sirigu, dietro Buffon, è una sicurezza: forse avremmo dovuto avere più fiducia nel portiere italiano che, quest'anno, ha giocato più partite internazionali di chiunque altro difendendo la porta del Paris Saint Germain.

Conclusione: dopo la prima partita, che non ha mai un valore assoluto, si può dire che a questi ritmi di gioco l'Italia è più che attrezzata per fare strada nel mondiale. Molta strada. E siccome non è prevedibile che i ritmi i alzino strada facendo, anzi è vero il contrario, l'unica vera incognita per gli azzurri è la tenuta della difesa una volta messa alla prova da avversari più pericolosi degli inglesi.

Nel nostro girone l'Uruguay ha perso a sorpresa con il Costa Rica: anche in questo caso valgono le considerazioni fatte su chi spreca molte energie per costruire il gioco e chi invece procede per fiammate finalizzando in modo quasi chirurgico. Le prossime partite, Italia-Costa Rica e Inghilterra-Uruguay, di fatto saranno già due spareggi: chi vince il primo avrà la certezza di passare il turno, chi perde il secondo quella di tornare a casa. La vittoria dei centroamericani sull'Uruguay giunge a proposito: sapere di dover affrontare un avversario pericoloso metterà un po' di ansia agli azzurri, che di solito prendono sottogamba gli impegni contro nazionali poco blasonate.

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