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Questo articolo è stato pubblicato il 18 giugno 2014 alle ore 07:30.
L'ultima modifica è del 18 giugno 2014 alle ore 07:34.

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Cercasi Brasile disperatamente. Quel Brasile. Quello che ci aspettavamo e che non si è ancora visto al Mondiale. Dopo un avvio vincente ma poco convinto, i verdeoro erano attesi alla seconda prova col Messico. Ma di passi avanti neanche l'ombra. E così, la squadra di Scolari, salvata alla prima uscita dalle sviste arbitrali che tanto rumore hanno fatto, non è andata oltre allo 0-0. I pentacampeon si sono trovati di fronte, stavolta, una squadra equilibrata come il Messico che ha trovato nel suo portiere Ochoa l'uomo della provvidenza, tra l'altro attualmente senza squadra. E così, adesso, le due formazioni sudamericane si trovano appaiate in testa al girone che comprende anche Camerun e Croazia.

Che succede dunque al Brasile che doveva spaccare il mondo? Scolari propone la stessa formazione dell'esordio ad eccezione di Ramires al posto di Hulk. L'unico a brillare è ancora Neymar se escludiamo qualche buona accelerazione di Oscar che però resta lettera morta perché, strano a dirsi, in questa squadra per ora manca all'appello proprio la fantasia. Un po' pochino per puntare alla sesta Coppa del Mondo. È lui, Neymar, a sfiorare il gol, di testa, contro il Messico, ma il portiere vola a togliere il pallone dall'angolino basso, e non se ne parla più. Herrera si presenta con un'efficacissima difesa a maglie fitte che i brasiliani non riescono a penetrare. La trama del primo tempo è tutta qui, ma la partita stenta a decollare anche nella ripresa. Neanche con i cambi di Scolari che toglie Ramirez per Fernandoma e soprattutto si libera della zavorra di Fred sostituendolo con il più intraprendente Jo. Il Messico addirittura controlla per lunghi tratti il match finché non si sveglia di nuovo Neymar, ma purtroppo per il talento del Barca Ochoa è ancora vigile e sicuro nei suoi interventi. E rimane tale fino alla fine quando, a una manciata di minuti dal fischio finale, si immola con un riflesso felino su una conclusione ravvicinata di Thiago Silva.

Chi invece azzecca i cambi – o sbaglia la partita all'inizio, a seconda dei punti di vista - è Wilmots, il tecnico del Belgio. Tutti in attesa di capire se sarebbe stata davvero la sua, la squadra rivelazione di questo mondiale. Invece a rivelarsi, nella prima parte di gara, è stata l'Algeria passata in vantaggio nel primo tempo sovvertendo i pronostici. Disposta in campo ordinatamente, mostra i denti senza dimenticare di proteggere le retrovie dove i belgi non trovano varchi. E trova un vantaggio meritato, su calcio di rigore trasformato al 24' da Feghouli, che spiazza Courtois, concesso per il fallo solare di Vertonghen su Sofiane, lanciato da Ghoulam. Ma in questo caso si sono rivelati fondamentali gli aggiustamenti in corsa visto che i due gol che alla fine hanno regalato la vittoria al Belgio sono arrivati dai panchinari Fellaini e Mertens.

Il perché due talenti simili fossero relegati in panchina è ancora da capire. Ma per rimediare agli errori è meglio svegliarsi tardi che non svegliarsi affatto. E così, il giocatore del Napoli soprattutto, entra in campo ad inizio ripresa ed imprime l'accelerata decisiva alla manovra dei suoi. Il pareggio lo firma Fellaini 5' dopo il suo ingresso, al 70' con un gol di testa e pochi minuti dopo ecco il raddoppio decisivo di Mertens. Due squadre che comunque devono impensierire la Russia di Fabio Capello, che chiude con un pareggio per 1-1 contro la Corea del Sud il primo giro di valzer. Poche emozioni da registrare se non la clamorosa papera di Akinfeev che propizia il gol asiatico di Lee Keun Ho. A salvare a faccia al tecnico friulano e a non fargli perdere troppo terreno in chiave qualificazione, è l'uomo simbolo della formazione russa, Kherzakov, subentrato in corsa.

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