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Questo articolo è stato pubblicato il 29 giugno 2014 alle ore 20:01.
L'ultima modifica è del 30 giugno 2014 alle ore 11:31.

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E' un mondiale senza padroni. Il pane è duro per tutti. Anche per chi ha fatto faville nei gironi, come l'Olanda. Per quasi un tempo gli oranje sono stati praticamente fuori dal mondiale.

Lo sono stati fino a due minuti dal fischio finale di Olanda-Messico, prima del doppio colpo di coda. Un uno due da stendere un toro. Prima un missile di Sneijder, poi, subito dopo e giusto in tempo per evitare i tempi supplementari, un rigore procurato da Robben e realizzato con la freddezza di un veterano navigato da Huntelaar.

Un ribaltone di quelli straordinari da guardare con l'occhio disinteressato, e terrificanti da vivere nei panni del tifoso. Una prova di forza pazzesca, comunque, per la formazione di Van Gaal. Brutta nel primo tempo, castigata all'inizio della ripresa dal gol di Giovani Dos Santos e inibita per quasi tutta la gara dagli interventi di Ochoa.

Poi, un improvviso ‘serrate le fila' deflagrante che rispedisce a casa scornata la formazione del pittoresco ct Herrera. A Fortaleza, va detto, si gioca per la prima volta davvero in condizioni climatiche proibitive. Il termometro supera i 35 gradi e per la prima volta la Fifa consente il ricorso al cooling break per consentire ai giocatori di reidratarsi e recuperare fiato. La formazione messicana non è irresistibile ma è ben organizzata. Si difende con ordine, costruisce con Guardado e Herrera, e pecca solo di scarsa concretezza negli ultimi metri.

L'Olanda sembra sempre sul punto di decollare ma non lo fa e quando subisce il gol su una prodezza di Dos Santos appare per la prima volta spaesata, soprattutto quando perde per strada De Jong. Van Gaal però fa valere la propria esperienza e come un alchimista cambia modulo fino a trovare la quadratura del cerchio con l'ingresso in campo di Depay e Huntelaar.

Delude Van Persie e sembra deludente anche la prova dell'ex nerazzurro Wesley Sneijder, almeno finchè non si inventa il tiro della vita. Un po' come Robben, che non demorde di fronte alle barriere alzate da Ochoa, e si procura un calcio di rigore che Huntelaar, gelido, trasforma senza lasciarsi sopraffare dalla responsabilità. Onore anche al Messico, che se ne va a testa alta.

Chi pianta un'altra bandierina è il Costarica. Altro che Cenerentola. L'ammazza grandi di questo mondiale è ai quarti di finale e se vogliamo con più merito rispetto al Brasile. Contro la Grecia non sono bastati 120' di gioco per stabilire il passaggio di turno. Si è deciso tutto dal dischetto. Al gol di inizio ripresa di Ruiz , ha risposto sul filo di lana l'ex genoano Papastathopoulos.

I Ticos hanno resistito fino alla fine in dieci contro undici. L'espulsione di Duarte ha costretto la squadra ad un superlavoro e quando la stanchezza si è fatta sentire, ai supplementari, la Grecia sembrava destinata a portare a casa il risultato. Seppur allo stremo delle forze, la sequenza dei rigori è cominciata senza errori fino a quello di Gekas che, sul 3 pari si è visto respingere il tiro dal manone di Navas. E Umana, con grande freddezza, ha chiuso i conti. Olanda e Costarica ora si sfideranno ai quarti.

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