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Questo articolo è stato pubblicato il 01 luglio 2014 alle ore 09:55.
L'ultima modifica è del 01 luglio 2014 alle ore 15:03.

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Come previsto, il Consiglio Federale di ieri non ha deciso nulla: si è limitato a prendere atto delle dimissioni di Giancarlo Abete e a confermare che il nuovo presidente della Figc verrà eletto durante l'Assemblea dell'11 agosto.

Come previsto, la corsa alla poltrona più importante del calcio italiano viene prima della Nazionale: per conoscere il nome del prossimo Ct bisognerà attendere dopo l'elezione del presidente federale. Con buona pace dei tempi ristretti con cui il nuovo selezionatore dovrà fare i conti: il 4 settembre l'amichevole "test" con l'Olanda, cinque giorni più tardi la prima partita del girone di qualificazione per l'Europeo del 2016, a Oslo contro la Norvegia.

Chi si aspetta rivoluzioni e grandi novità può riporre i sogni nel cassetto. Con tre settimane a disposizione e per di più con i giocatori appena usciti dalla fase di preparazione nei rispettivi club (la Serie A inizierà nel week end del 31 agosto) il successore di Prandelli potrà fare una sola cosa: riproporre la stessa Nazionale che abbiamo visto passeggiare al Mondiale in Brasile, al massimo con qualche piccolo aggiustamento nella rosa e nella formazione titolare.

L'Assemblea di metà agosto, tra l'altro, non sarà un passaggio né semplice, né indolore: il candidato al momento in vantaggio è Carlo Tavecchio, che ai voti della Lega dilettanti da lui presieduta dovrebbe sommare quelli della Lega Pro e di una parte significativa della Serie A, superando così la soglia del 50% necessaria per l'elezione.

Ma il braccio di ferro è solo all'inizio e potrebbe portare a più di una sorpresa nelle prossime settimane. Al punto che le cose non sono chiare nemmeno in casa Milan, tanto per fare un esempio: Galliani, che rappresenta in Lega la società rossonera, sponsorizza Tavecchio mentre Barbara Berlusconi ritiene ideale un candidato «quarantenne e preparato». Sull'esperienza nulla da dire, ma per l'età Tavecchio supera di trent'anni la quota indicata da Lady B.

Si parla di sport, ma per l'ennesima volta in Italia si finisce con il discutere di politica: non di partiti politici, almeno in questo caso, ma di politica si. Di governo dello sport, che per una strana valutazione nella testa di chi governa e vuole essere confermato viene prima dello sport stesso. Viene prima della Nazionale. E infatti in questa fase sono tutti impegnati nella conta dei voti, più che nella presentazione dei programmi come dovrebbe essere logico per chi si presenta a una tornata elettorale.

Se chiedessimo a chi gioca a calcio se è più importante eleggere il presidente federale o nominare il nuovo Ct non ci sono dubbi su quale sarebbe la risposta: prima il Ct. È in questo momento che c'è la necessità di mettere la Nazionale in mani sicure. È in questo momento che occorre dare al nuovo tecnico il tempo per valutare, prima dell'inizio delle competizioni ufficiali, quale strada intraprendere.

Faremo il contrario, com'è ovvio che sia, perchè l'assegnazione delle poltrone viene prima della maglia azzurra. Esattamente come accade alla Fifa, dove più che l'interesse del calcio mondiale il tema caldo è la rielezione o meno di Blatter. Lo schema è lo stesso: chi pratica sport ha interessi che divergono da chi lo sport lo governa. Chi pratica sport spesso deve subire le decisioni che vengono prese a sua insaputa: a proposito di Fifa, provate a chiedere a giocatori e allenatori cosa pensano del mondiale 2022 in Qatar, oppure di esperimenti passati come il golden gol e il silver gol, che prima di essere abbandonati hanno fatto disastri in campionati mondiali ed europei.

Tornando a casa nostra dovremo quindi attendere metà agosto per sapere se il successore di Abete sarà davvero Carlo Tavecchio oppure se gli oppositori saranno riusciti a trovare spazi di manovra e un candidato credibile. Solo allora, con il nuovo presidente insediato, sapremo chi guiderà gli Azzurri: Mancini, Guidolin, Spalletti, Zaccheroni, Di Biagio, Cabrini, Paolo Maldini. Oppure Marco Tardelli.

L'idea di Tavecchio è quella di ricreare una scuola federale di allenatori che, come accadeva in passato, rendevano quasi automatica la successione sulla base dell'esperienza aquisita con le Nazionali giovanili. Una buona idea, a mio avviso, che eliminerebbe i tira e molla attuali proprio per la linearità della scelta.

A quanto pare i nomi più caldi per questa soluzione, quelli di Maldini e Cabrini, vengono però proposti per una posizione di «vice Ct», affiancati a quelli di Guidolin e Zaccheroni per consentire loro di fare esperienza internazionale. Se Maldini e Cabrini hanno bisogno di fare esperienza internazionale gli asini volano e gli elefanti ballano il minuetto.

La verità è che, in un mondo governato da vecchi, due come Maldini (46 anni) e Cabrini( 56) fanno la figura dei novellini. Che hanno bisogno, per l'appunto, di crescere con un tutore al fianco.

La verità è che il lavoro del Ct non ha nulla a che vedere con quello dell'allenatore di club: più che la capacità di imporre un tipo di gioco, che infatti è sempre figlio di quello espresso a livello di club, conta l'abilità nel gestire un gruppo, la conoscenza della psicologia dei campioni per trovare le giuste motivazioni, l'autorevolezza nell'imporre le proprie scelte senza creare rivolte e mal di pancia. Maldini e Cabrini tutto sommato qualche partita in Nazionale l'hanno fatta, per chiunque sarebbe difficile non ascoltarli.

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