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Questo articolo è stato pubblicato il 02 luglio 2014 alle ore 07:12.
L'ultima modifica è del 02 luglio 2014 alle ore 07:22.
Per la prima volta a questo mondiali l'Argentina ha giocato da squadra. Compatta davanti e nelle retrovie. Ma anche questo non è bastato per liquidare sul velluto una formazione di molto inferiore sul piano tecnico e individuale. La Svizzera ha reso cara la pelle e ancora una volta non sono bastati 90' per evadere la pratica. Perché questo, fin qui, è il mondiale della prudenza e dei portieri.
Difficile vedere una squadra spregiudicata, soprattutto da quando è iniziata la seconda fase, quella dei confronti diretti che non puoi permetterti di sbagliare. Sperequazioni tecniche quasi azzerate, piccole outsider che sanno pungere, e portieri grandi protagonisti. Proprio come ieri Benaglio, impeccabile fino al gol che lo ha trafitto nei tempi supplementari, coda di uno 0-0 ai tempi regolamentari che nessuno avrebbe mai pronosticato. Il passaggio ai quarti dell'Argentina, che ora incontrerà il Belgio, è tutto concentrato in una manciata di minuti. Quei pochi intercorsi tra il gol di Di Maria e il palo colpito da Dzemaili subito dopo. Questione di centimetri.
Un finale infuocato dopo una gara comunque sempre piacevole. L'Argentina, come sta accadendo alle altre grandi favorite, sembra inibita dal peso delle aspettative e si trova di fronte una Svizzera indomita e sfrontata, agonisticamente cattiva al punto giusto, generosa, attenta ad ingabbiare i portatori di palla avversari e con due mastini come Inler e Behrami. Il primo tempo è di marca svizzera e se ne accorge subito Romero costretto a intervenire sul destro a colpo sicuro di Xhaka e poi sul velleitario cucchiaio di Drmic. Sabella nell'intervallo se la canta ben bene ai suoi che rispuntano dal tunnel con un atteggiamento ben diverso. È qui che l'Argentina diventa squadra, presa per mano da Messi, Rojo e Di Maria. Ma la variabile Romero è sempre in agguato e il portiere argentino rischia davvero grosso sulla punizione di Shaqiri, poi l'Argentina prende d'assalto Benaglio, ottimo sul sinistro da distanza ravvicinata di Rojo, poi sul colpo di testa di Higuain, e ancora su Messi e sulla successiva ribattuta di Palacio. I tempi regolamentari però non bastano. Il primo supplementare non regala grandi sussulti, il secondo decisamente sì. Benaglio si immola su Di Maria che ci prova dal limite ma al secondo tentativo il giocatore del Real la spunta: tiro a giro di prima e palla che si infila nell'angolino opposto. Gli uomini di Hitzfeld ci provano fino alla fine ma il legno di Dzemaili è un presagio inequivocabile. Non è cosa. Ai quarti, con un po' di fortuna, ci va l'Argentina.
Sarà una partita molto suggestiva quella che si profila con il Belgio. Anche qui merito, senz'altro, ma anche sofferenza. Gli States ci credono fino alla fine del secondo tempo supplementare, perché anche qui, al 90', il risultato è ancora imbalsamato sullo 0-0. Cambio perfetto per i belgi al supplementare. Fuori Origi, dentro Lukaku. Prima uomo assist per De Bruyne che sblocca il risultato, poi autore personale del gol che decide la partita e vanifica il colpo di Green sull'assist di Bradley. Il resto è nelle mani di Courtois che salva in extremis sui piedi di Dempsey.
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