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Questo articolo è stato pubblicato il 27 ottobre 2014 alle ore 10:36.
L'ultima modifica è del 27 ottobre 2014 alle ore 10:37.

L'aumento da capitale da 750 milioni di euro chiuso lo scorso luglio permette a Bper di superare senza difficoltà gli esami della Bce. In due dei tre test del comprehensive assessment (Aqr e lo stress test nello scenario base), a dire il vero, la banca guidata da Alessandro Vandelli è riuscita a mantenere il livello di solidità minima richiesta (8% di Cet 1) anche al netto della ricapitalizzazione, a conferma del buon livello patrimoniale di partenza a fine 2013.
Tuttavia il rafforzamento si è rivelato utile per superare la terza prova, ovvero lo stress test nello scenario avverso, dove la banca ha segnalato in teoria un deficit di 128 milioni di euro (che quindi è costato il cartellino giallo dell'Eurotower) a cui però si è subito abbondantemente rimediato con l'operazione di luglio. «Siamo molto soddisfatti - dice Vandelli al Sole 24 Ore - anche perché la promozione piena nell'Aqr e nello scenario di stress di base dimostrano la bontà del lavoro fatto dalla banca sia in questi mesi che nelle precedenti gestioni». Vandelli sottolinea in particolare «l'aumento delle coperture fatte negli ultimi due anni e mezzo, passate dal 34% circa al 39,5%».
Al termine del comprehensive assessment, il gruppo emiliano dimostra di possedere così un cuscinetto di capitale extra di 631 milioni di euro, tra i più grandi delle 15 banche italiane sotto esame. Un livello che ora può consentire di muoversi in maniera attiva nel potenziale risiko bancario che, probabilmente, si aprirà in Italia nei prossimi mesi. In questa cornice Bper, dice Vandelli, avrà «tutte le carte in regola per fare la sua parte, ma sempre trovando le intese sui percorsi». L'auspicio è «che nei prossimi mesi si possa sviluppare qualche riflessione interna» al settore delle banche popolari. Magari nella direzione della «creazione di un polo di livello europeo, anche perché in Italia abbiamo due grandi banche e poi otto banche popolari: per questo credo che sia importante che ci sia qualche aggregazione tra queste».
Da un trend di possibili aggregazioni in Italia, sottolinea il manager, è comunque difficile prescindere. Anche perché «il nostro paese è stato interessato meno da logiche di consolidamento negli anni scorsi, e su questo noi siamo un po' in ritardo».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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