Circa 2mila soldati russi che iniziano esercitazioni militari nel sud-ovest della Russia, non sono un buon auspicio alla vigilia del vertice di Minsk tra Putin, Poroshenko, Hollande e Merkel per cercare una soluzione al conflitto ucraino. Men che meno i più di 600 militari russi della Flotta del Mar Nero che si esercitano nella penisola di Crimea, regione che Mosca ha strappato all'Ucraina nel marzo dell'anno scorso.
Quindici morti intanto è il bilancio in un bombardamento con razzi (Tornado o Grad) su Kramatorsk, città controllata dalle truppe ucraine e a cinquanta chilometri dal fronte. Lo riferisce l'amministrazione regionale di Donetsk precisando che i feriti sono 26 (16 civili e 10 militari). Iuri Biriukov, consigliere del presidente ucraino Petro Poroshenko, sottolinea però anche di due militari uccisi, visto che i razzi hanno colpito il quartiere generale delle truppe di Kiev nella cittadina. Nella città di Donetsk, invece, un colpo di artiglieria ha centrato una stazione di autobus, causando almeno 3 morti e alcuni feriti. Lo riferiscono le autorità dell'autoproclamata Repubblica popolare della città.
Questi i movimenti sul terreno. Le parole ancor meno concilianti: «La Russia continuerà la sua politica estera indipendentemente dalle pressioni». Così Putin replica a Obama, dopo le dichiarazioni del leader della Casa Bianca ieri, in un incontro con Merkel. Mentre da Washington arriva chiaro il messaggio da Barack Obama: se la diplomazia fallisce, forniremo armi a Kiev.
Il fronte russo
Tutti in campo gli sherpa del Cremlino. Se gli Stati Uniti decideranno di armare l'esercito di Kiev, nel sud-est ucraino ci sarà «un'ulteriore escalation del conflitto», dice il segretario del Consiglio di sicurezza russo, Nikolai Patrushev. A una domanda su una possibile reazione di Mosca, Patrushev risponde: «Penso che agiremo con strumenti diplomatici». Accusa Patrushev: sono gli Stati Uniti che «cercano di coinvolgere la Russia in un conflitto militare interstatale» e «sfruttando la questione ucraina vogliono un cambiamento del potere» in Russia e «infine lo smembramento del nostro Paese».
Come Vladislav Surkov, consigliere di solito poco sotto le luci della ribalta, sarà a Minsk già oggi per aprire la strada a Putin. Ma se ci sarà Surkov a Minsk, uno dei colpiti dalle sanzioni occidentali, ma comunque grande manovratore, qualcosa potrebbe muovere davvero. E in realtà Surkov c'era già, trovato dietro le quinte dei colloqui a Mosca di venerdì scorso: mentre l'ufficialità sosteneva che i colloqui erano tra il presidente russo, la cancelliera tedesca e il capo di stato francese - senza interpreti - lui ronzava nelle vicinanze.
E le incertezze americane
La questione dell'invio di armi di difesa a Kiev, che sta creando tensioni tra Washington e gli alleati europei, sta anche, ancora una volta, creando divisioni tra il presidente e i suoi più stretti consiglieri.
Lo stesso segretario di Stato, John Kerry, ha ammesso, parlando ad un incontro a porte chiuse con alcuni congressisti che facevano parte della delegazione Usa alla conferenza sulla Sicurezza a Monaco, che lui è pronto ad accogliere le richieste dell'Ucraina, ma il presidente è ancora molto indeciso, secondo quanto rivela Bloomberg view. Un'indecisione - l'ormai famosa riluttanza, diventata il tratto distintivo dello stile di Obama, verso la scelta militare, in netto contrasto con il frettoloso anticipo delle azioni preventive del suo predecessore - che è stata mostrata a chiare lettere da Obama durante la conferenza stampa di ieri sera con Merkel, volata a Washington per ribadire un secco no all'idea di fornire armi a Kiev.
«Ho chiesto alla mia squadra di valutare tutte le opzioni e la possibilità dell'invio di armi difensive letali è una di queste», ha affermato il presidente mostrando quindi di voler aspettare. Sembra replicarsi lo schema che si è avuto in passato con la Siria, ma questa volta Obama rischia di trovarsi isolato rispetto a molti degli alleati democratici, e membri del governo. Non solo Kerry, ma anche il vice presidente Joe Biden, durante la sua missione prima a Bruxelles e poi in Germania, si è fermato da un passo dal sostenere pubblicamente l'invio di aiuti militari all'Ucraiana. Mossa che il generale Philip Breedlove, comandante delle Forze Nato in Europa, da mesi invoca.
La top gun contesa
Prorogati fino al 13 maggio gli arresti per la pilota ucraina Nadezhda Savchenko, dietro alle sbarre in Russia dal luglio 2014 con l`accusa di complicità nell`uccisione in Donbass di due giornalisti della televisione russa. Savchenko è apparsa in tribunale con una maglietta patriottica ucraina, visibilmente provata dallo sciopero della fame che porta avanti da oltre 60 giorni.
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