Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 03 marzo 2011 alle ore 12:10.

My24
AnzianiAnziani

La felicità è un potente predittore di longevità. Traduzione, in semplici parole di auto-aiuto: sii felice e vivrai di più. Sulle prime può sembrare una conclusione intuitiva e quasi scontata. Epperò, per arrivare a "chiare e convincenti prove", su rigorosa base scientifica, è stata necessaria una meta-analisi di 160 studi relativi al rapporto tra stati d'animo positivi e salute generale. Alla fine, i ricercatori americani hanno trovato evidenze sufficienti a dimostrare che l'assenza di stress cronico, ansia e disturbi affettivi garantisce in media una vita più lunga e soprattutto anni migliori. Non solo quantità, quindi.

La Gran Bretagna è pronta, da aprile il Pil misurerà anche la felicità dei cittadini

«Sono rimasto quasi scioccato, certamente sorpreso, nel rilevare la coerenza dei dati», ha dichiarato Ed Diener, professore emerito di psicologia all'università dell'Illinois e uno dei più autorevoli studiosi della felicità.

La ricerca, pubblicata sulla rivista Applied Psychology: Health and Well-Being, ha preso in esame otto tipologie differenti di studi a lungo termine e indagini sperimentali. Alcuni decisamente sorprendenti. Per dire: nel 1932, la madre superiora di un convento di Milwaukee chiede alle sue novizie di scrivere un saggio sul tema: "Perché voglio essere una suora?". Decenni più tardi, uno psicologo riprende in mano quei "compiti", classificandoli in base alle emozioni positive. Non senza meraviglia, il punteggio raggiunto dalle suore si rivela una sorta di profezia su quanto tempo ciascuna sarebbe vissuta.

Il mondo animale, per quanto diverso dal nostro, offre ulteriore conferme: i membri di una specie, esposti a situazioni di stress come le gabbie affollate, hanno un sistema immunitario debole e una maggiore suscettibilità alle malattie cardiache, e finiscono col morire prima rispetto a quelli più liberi. «Questa revisione sistematica della letteratura fornisce un importante complemento all'ampia mole di dati che documentano un'associazione indipendente da altri fattori di rischio noti tra variabili psicologiche (stati d'animo a valenza negativa come la solitudine, sintomi psicopatologici come depressione e ansia, alterata regolazione emozionale, e vari tratti di personalità disfunzionali) e diversi aspetti della salute fisica (maggiore reattività fisiologica allo stress, ridotta funzionalità immunitaria, aumentata suscettibilità a un gran numero di patologie somatiche)», commenta Angelo Picardi, psichiatra presso il Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute dell'Istituto superiore di sanità.

Anche questo tipo di studi hanno riscontrato associazioni molto forti, che per alcune patologie non sono inferiori a quelle di celebrati fattori di rischio come l'obesità o il fumo di sigaretta. «È importante sottolineare - aggiunge Picardi - che gli stati d'animo positivi non vanno visti solamente come stati transitori legati a fluttuazioni nel tono dell'umore, ma anche come il riflesso di differenze individuali stabili nel generale tono affettivo, di una generale e diffusa predisposizione a sperimentare emozioni positive e ad avere una migliore concezione di sé e una più ottimistica visione del mondo». Se tali differenze individuali sono in parte innate, conclude il ricercatore italiano, «esiste tuttavia una importante componente legata alle esperienze della vita, e ciò rende conto della possibilità di intervenire, ad esempio con specifiche forme di psicoterapia, per incrementare la capacità delle persone di sperimentare emozioni piacevoli e il senso di benessere e capacità personale». Non più solo guerra al grasso e al fumo, quindi. Alle prescrizioni è ormai il caso di aggiungere: "Felicità!".

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi