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Questo articolo è stato pubblicato il 10 marzo 2011 alle ore 06:54.

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Piotr Kowalczyk scrive racconti brevi. Già due anni fa ne aveva prodotti abbastanza da riempire quattro libri, eppure non riusciva a farsi pubblicare perché – racconta divertito – secondo gli editori oggi «nessuno vuole leggere racconti brevi. Il pubblico ama i romanzi». Un responso impietoso, di fronte al quale Piotr non si è perso d'animo: è diventato self-publisher – o per dirla all'italiana, editore di se stesso – e ha iniziato a sperimentare. «Le mie storie brevi sono diventate racconti gratuiti per iPhone – spiega – e la musica è subito cambiata, con la versione in inglese che ha raggiunto quota 50mila download». Una volta ottenuta l'attenzione che cercava, Kowalczyk ha rieditato quegli stessi racconti e li ha messi in vendita su vari negozi online tra cui quello del colosso americano Amazon, dove tutt'ora «stanno andando piuttosto bene».
Il self-publishing, ovvero la disintermediazione totale della tradizionale filiera editoriale, è reso possibile da internet e dai molteplici servizi a disposizione di tutti. La storia di Piotr ne è un bell'esempio, e non è un caso isolato: Amanda Hocking, scrittrice 26enne americana, è da poco divenuta il simbolo del self-publishing perché vende oltre 100mila ebook al mese su Amazon. Lo scorso gennaio erano ben 18 i libri auto-pubblicati presenti nella top 50 del Kindle store, ma la "selezione naturale" resta implacabile: solo lo 0,01% dei self-publisher arriva al successo.
Chi riesce, non si è affidato al solo talento: «Per farti strada sei costretto a innovare continuamente – spiega Kowalczyk – sviluppando nuove forme di narrativa e nuovi formati». In tal modo l'autore si fa carico di una sperimentazione che, come fa notare Antonio Tombolini di Simplicissimus Book Farm, giova all'intero settore ma che nessun editore tradizionale sarebbe oggi in grado di sostenere economicamente. In più il self-publishing ha il merito di disintermediare quello che per gli editori è il compito più difficile e gravoso, ovvero individuare il talento. Ciò detto, è lecito chiedersi quale debba essere il ruolo degli editori nel nuovo contesto. Secondo Marco Carrara, blogger esperto di editoria digitale, «ai publisher spetteranno due compiti principali: selezionare e garantire con il proprio marchio la qualità; aggregare e offrire servizi per gli autori, i quali hanno bisogno di editor, di copertinisti e soprattutto di bravi traduttori». Con il loro aiuto, e grazie a internet, sarà più facile aprirsi al mercato globale.

alessio.jacona@gmail.com
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