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Questo articolo è stato pubblicato il 17 marzo 2011 alle ore 06:50.
AUDIOBOO, CREATO DA Mark Rock, ERA PENSATO PER LA TV;
ORA PUNTA SULLE WEB RADIO Il rumore delle acque. Le voci dei superstiti. Le sirene dei soccorsi. Giornalisti e blogger hanno raccolto suoni e testimonianze del terremoto in Giappone. Poche ore dopo hanno pubblicato i documenti sonori su internet. Audioboo è tra i principali spazi online per le cronache in diretta, simile a un taccuino vocale dove condividere le registrazioni: è diventato un archivio in tempo reale durante il sisma in Giappone. I reporter di Al Jazeera, Bbc e Guardian sono stati tra i primi a scoprirne il valore. Anche durante le proteste in Medio Oriente, per esempio, Audioboo ha collezionato le voci di chi era in strada: un mosaico di sensazioni, commenti e racconti arrivati sul web e ascoltati come in una radio. Dal mese prossimo avrà una versione in lingua italiana: la maggior parte dei contributi proviene da Stati Uniti, Gran Bretagna e Germania.
Deriva da un progetto sperimentale, mai decollato, dell'emittente inglese Channel 4. «Doveva servire per una serie di documentari, ma poi non ha avuto seguito. È stato il punto di partenza, però, per costruire una piattaforma autonoma», spiega Mark Rock, fondatore di Audioboo. Due anni fa diventa un'applicazione da installare su iPhone. Ma la prima intuizione per raccogliere documenti audio in tempo reale arriva da un dolore personale: «Era appena scomparsa mia madre: mi sono reso conto di non avere nessuna registrazione della sua voce. In genere le persone non vanno in giro con un apparecchio per incidere i suoni, così ho pensato a qualcosa collegato con i cellulari», ricorda Rock. Nella start-up lavorano sei persone a tempo pieno per costruire un hub in grado di integrarsi con le webradio. Ha ricevuto finanziamenti da investitori privati: il gruppo include anche Imagination Technologies, azienda specializzata nella produzione di chip grafici per iPhone. Nei prossimi mesi sperimenterà tre fonti di ricavo per raggiungere la sostenibilità economica. Prevede, ad esempio, opzioni a pagamento (freemium) come un abbonamento mensile per accedere a funzioni avanzate. Avrà inserzioni pubblicitarie. E sta sviluppando l'introduzione dei micropagamenti: sono versamenti di piccole cifre per acquistare singoli documenti sonori, come un reportage o un'intervista. È una strada seguita anche dai quotidiani per la vendita di articoli, ad esempio dal «Financial Times».
Altri social network puntano sulla partecipazione attiva del pubblico nella condivisione della musica. In pochi mesi ha raggiunto tre milioni di iscritti SoundCloud: è rete sociale online dove le persone possono archiviare tracce sonore e vedere una visualizzazione interattiva della forma d'onda collegata a un brano. È il primo passo per coinvolgere la community nelle discussioni. Per esempio, gli appassionati possono scrivere i loro commenti in momenti precisi del brano. Aprendo conversazioni su scelte, preferenze, ricordi. Osserva Marco Sacco, ingegnere e autore di un corso multimediale utilizzato nelle scuole di audio e pubblicato con licenza Creative commons: «Ricorda il meccanismo dei video di YouTube: permette di esportare le forme d'onda, come una syndication, e di taggare un istante del pezzo». SoundCloud abilita le registrazioni in diretta: è sufficiente indossare una cuffia, premere il tasto rec sullo schermo e parlare al microfono.
luca.dello@gmail.com
© RIPRODUZIONE RISERVATA
soundcloud.com
audioboo.fm
Il suono sulle nuvole
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