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Questo articolo è stato pubblicato il 22 marzo 2011 alle ore 09:43.

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Dalla pubblicità lo sprint per i nuovi media digitaliDalla pubblicità lo sprint per i nuovi media digitali

In meno di un anno iPad ha trainato gli editori a sbarcare sul tablet e a progettare applicazioni. Ma è un frammento nell'universo dei media digitali che include televisioni satellitari, iptv, internet, piattaforme mobili, digitale terrestre. L'anno scorso questo settore ha generato in Italia un fatturato di 4,9 miliardi di euro, in aumento del 2% rispetto al 2009: il comparto pesa per il 29% del totale media (a 16,9 miliardi, +1,4%). Sono le stime del report “New Media” dell'Osservatorio del Politecnico di Milano che verrà presentato oggi.

A sostenere la crescita nell'ultimo anno è stata la pubblcità su internet (+13%), mentre i ricavi delle pay tv si riducono di circa il 9%, a causa della forte competizione sul prezzo nella vendita degli abbonamenti premium. Ma l'attenzione è rivolta alla rapida evoluzione dell'accesso alle informazioni attraverso cellulari e tablet. Quotidiani, periodici, radio, televisioni: il 6% delle testate italiane ha lanciato un'applicazione e il 3% ha varato un'edizione del sito internet progettata per la lettura in mobilità attraverso un browser.

A gennaio, infatti, erano presenti 221 apps nelle vetrine digitali. L'anno scorso la sperimentazione ha premuto il piede sull'acceleratore: si è allargata oltre tablet e cellulari fino a raggiungere altri territori, come i computer e la televisione. Ma sono ancora i primi passi. Per esempio, Google ha lanciato un “app store” per il browser Chrome: è già incluso nelle porte di accesso per chi vuole abbonarsi al New York Times. Secondo l'analisi dell'Osservatorio New Media sono tre i punti chiave che hanno favorito la trasformazione in atto. Le applicazioni, infatti, cambiano l'architettura tecnologica: all'abituale navigazione attraverso browser si affianca un software da scaricare, utilizzabile anche quando si è disconnessi. Inoltre l'esperienza è arricchita: le apps favoriscono la percezione nelle persone di un maggiore valore d'uso. E abilitano canali aggiuntivi per gli acquisti, attivabili in modo immediato.

Di recente, per esempio, la Apple ha iniziato le vendite di abbonamenti in un solo passo all'interno della piattaforma iTunes. Ad aprire la strada per le sperimentazioni è soprattutto l'editoria: «Le prime applicazioni sono un tentativo di unire il mondo della carta e l'interattività», osserva Andrea Rangone, coordinatore degli Osservatori della School of mananagement del Politecnico di Milano. Restano indietro, invece, i periodici: quasi la metà non ha nemmeno un sito web. L'anno scorso gli italiani che navigano su internet hanno dedicato la loro attenzione soprattutto a social network e video online: otto su dieci fanno parte di una rete sociale su internet (21 milioni). Soltanto su Facebook sono iscritti nove giovani su dieci che accedono al web. Inoltre il 60% degli utenti attivi ha visto filmati online, per esempio su YouTube.

Avanza rapido il digitale terrestre (Dtt): nel 2010 accessibile al 64% della popolazione con i canali nazionali passati da 53 a 92. Nelle televisioni satellitari cresce l'offerta: Sky, in particolare, punta sull'alta definizione con 36 canali in Hd. Le televisioni accessibili attraverso internet hanno registrato un incremento della pubblicità del 50%, ma hanno perso terreno nella vendita di funzioni premium. Dtt, tv satellitare e iptv ammontano a quasi tre quarti del giro d'affari dei media digitali, sostenuto da promozioni e servizi a pagamento. Il web genera il 22% del fatturato complessivo.

Le piattaforme mobili arrivano al 6%, ma l'incremento rispetto al 2009 ha raggiunto il 200% grazie a mobile internet e mobile application. In questo caso prevalgono i servizi a pagamento, analizzati attraverso cinque fonti di ricavo principali: messaggi sms di infotainment, apps, canali televisivi, sistemi interattivi (ad esempio, per il voto) e servizi musicali.

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