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Questo articolo è stato pubblicato il 23 marzo 2011 alle ore 06:42.
MILANO
Per Google diventano una spina nel fianco le sue mappe tridimensionali. L'ultima in ordine di tempo è la multa da 100mila euro decisa dall'authority francese per la privacy, il Cnil. È il risultato di un'indagine iniziata un anno fa, dopo una segnalazione arrivata dalla Germania che ha attivato inchieste in Europa (Italia compresa), Stati Uniti e Asia. Nel mirino è finito il progetto Street View collegato con le cartine elettroniche di Google Maps.
Da tempo le automobili di “Big G” attraversano le città per scattare immagini lungo il loro percorso: le fotografie vengono riunite in un collage che, a sua volta, è associato con mappe accessibili da internet. In questo modo può ricostruire una visione ad altezza d'uomo con un punto di osservazione dalle strade (Street View, in inglese). Le vetture, però, hanno raccolto anche dati attraverso le reti wifi che hanno incontrato nei centri abitati. Sono informazioni che includono, per esempio, frammenti di messaggi inviati con la posta elettronica. Dopo le prime segnalazioni Google ha modificato il software e avviato un'inchiesta interna che ha portato alla luce l'errore di un programmatore informatico. Ma le authority nazionali per la privacy hanno aperto un faro. In Francia il Cnil riconosce che “Big G” non utilizza più i dati inviati attraverso network wifi, ma ha deciso la multa perché non ha fornito le informazioni richieste in modo completo. Inoltre, è entrato nel mirino dell'agenzia di Parigi anche Latitude: si tratta di un social network lanciato da Google dove gli utenti possono indicare in quale luogo si trovano attraverso il cellulare, come accade per esempio su Facebook. Ma non ha avuto molto successo. Le authority di altre nove nazioni hanno accertato la raccolta di dati attraverso wifi operata per Street View: Canada, Repubblica Ceca, Germania, Grecia, Italia, Spagna, Regno Unito, Corea del Sud, Nuova Zelanda. Negli Stati Uniti, inoltre, alcuni cittadini hanno proposto class action. Eppure un tribunale di Berlino ha assolto “Big G” per le immagini catturate da Street View. Nella decisione osserva che le fotografie sono scattate in un luogo pubblico e dalla strada. Inoltre i volti delle persone e le targhe sono oscurati. In Germania gli utenti possono chiedere di essere esclusi dagli scatti digitali. I grattacapi giudiziari di Google riguardano anche le inchieste in corso per valutare l'avvio di procedure antitrust. Un anno fa i tre motori di ricerca Foundem, Ejustice e Ciao hanno chiesto alla Commissione europea di indagare per abuso di posizione dominante. Anzi, il francese Ejustice è tornato alla carica di recente: ha segnalato presunte irregolarità nella gestione degli annunci pubblicitari gestiti attraverso la piattaforma AdSense.La cartella con la documentazione da esaminare è piuttosto consistente anche negli Usa. Il dipartimento di Giustizia Usa, infatti, è interessato all'acquisizione della società Ita Software, costata 700 milioni di dollari a Google: ha sviluppato tecnologie avanzate per la prenotazione di biglietti aerei attraverso internet, anche grazie agli accordi con le compagnie aeree. La sua esperienza, quindi, sarebbe un asset strategico per guadagnare terreno su rivali come il motore di ricerca Bing di Microsoft che ha investito per incrementare la sua efficienza nella capacità di trovare online le informazioni sui viaggi.
Il capitolo sul copyright è ancora aperto. Lo scorso giugno il giudice della corte distrettuale di New York, Louis Stanton, ha assolto YouTube per la violazione dei diritti d'autore denunciata nel 2007 da gruppo Viacom. Ma un ricorso presentato a dicembre ha riaperto il caso. E un altro fronte riguarda il sistema operativo Android, utilizzato per smartphone e tablet. Oracle denuncia l'utilizzo illegale di alcuni suoi codici javascript nella piattaforma per Android. E Microsft ha accusato tre aziende che hanno progetti con il sistema operativo di Google: la catena di librerie Barnes & Noble e due produttori di hardware. Infine, un giudice federale di New York ha respinto la transazione trovata da Google con alcuni editori americani per chiudere la causa per violazione dei diritti d'autore nell'ambito di un progetto per la creazione di una biblioteca digitale.
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