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Questo articolo è stato pubblicato il 25 marzo 2011 alle ore 06:40.

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ROMA
«Se saltasse la norma sulle tv locali, saremmo felici». Non ha dubbi Maurizio Giunco, presidente delle tv locali della Frt. La norma è stata inserita nel decreto omnibus varato mercoledì dal Consiglio dei ministri. Non mancherebbero perplessità da parte del Quirinale sulla necessità di inserire in un provvedimento d'urgenza una norma che prevede un meccanismo complesso di commissioni, graduatorie regionali e, nei fatti, un sorta di "esproprio" del diritto d'uso delle frequenze nei confronti di una parte dell'emittenza locale.
L'obiettivo è quello di liberare una banda di frequenze da mettere all'asta secondo quanto previsto dalla legge di stabilità 2011. Un'asta particolare, che ha un introito prefissato: 2,4 miliardi di euro per le casse dello Stato. Quelle frequenze, i canali dal 61 al 69 della banda Uhf, nelle regioni digitali sono stati tutti assegnati alle emittenti locali e non alle tv nazionali. Un caso?
La norma approvata dal Consiglio dei ministri prevede la formazione di graduatorie per ogni regione o area tecnica (Viterbo sta nell'Umbria e non nel Lazio, Piacenza in Lombardia) dei soggetti che ne facciano richiesta, sulla base di quattro parametri: patrimonio al netto delle perdite; dipendenti a tempo indeterminato; ampiezza della copertura della popolazione (termine tecnico che favorirà chi ha impianti più potenti); priorità cronologica d'insediamento nell'area regionale (tanto per favorire i nuovi entranti).
Nelle aree dove c'è ancora la tv analogica, i canali dal 61 al 69 non saranno più assegnati. Il calendario del passaggio al digitale sarà rivisto entro il settembre 2011 (fino ad allora tutto fermo). Nelle regioni digitali, ai soggetti in posizione utile nelle graduatorie regionali che libereranno i canali necessari alla gara per la banda larga mobile saranno dati altri canali nelle bande 174-230 Mhz (è la banda Vhf: include anche il canale 12 riservato alla radio digitale) e 470-790 Mhz, cioè la restante banda Uhf. Quelli in posizione "non utile" avranno diritto a veicolare due programmi sulle frequenze degli altri. Le tv nazionali? Mai citate nella norma.
«Il nostro giudizio è assolutamente negativo – sottolinea Marco Rossignoli, presidente di Aeranti-Corallo –: alcune tv locali saranno operatori di rete con le frequenze e altre fornitori di contenuto. Nelle dieci aree digitalizzate, tutte le locali sono oggi operatori di rete». Un terzo delle frequenze sono in uso alle tv locali, due terzi alle tv nazionali. «Si tolgono frequenze tutte alle tv locali mentre se ne danno altre sei alle tv nazionali, gratuitamente. Una cosa condivisibile solo per i nuovi entranti. Tale scelta, se confermata – continua Rossignoli – rischia inoltre di rinviare lo spegnimento della tv analogica. Altro che 2011 o 2012: viste le procedure previste, penso ci vorranno sui due anni per arrivare in fondo, tra decreto, regolamento, disciplinare, domande di assegnazione, commissioni regionali, formazione delle graduatorie e inevitabili ricorsi al Tar».
A saltare sarebbe la prescrizione di legge che riserva alle tv locali un terzo delle frequenze televisive. In molte regioni, tra cui Veneto ed Emilia-Romagna, sarebbe un risultato automatico. A meno di non far "saltare" il Piano di assegnazione delle frequenze digitali dell'Agcom – mai amato dal Governo – assegnando tutte le frequenze in tutte le regioni. A rimetterci sarebbero gli utenti, a fronte delle inevitabili aree di interferenza tra tv di regioni contigue.
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