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Questo articolo è stato pubblicato il 31 marzo 2011 alle ore 19:07.

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Google, a chi vuole, da già la posta elettronica, un semplice sistema di condivisione in rete di documenti e foto, un browser, libri da leggere, un sistema operativo per smartphone e tablet e ci fermiamo qui perché a elencare tutte le iniziative della ditta di Larry Page e soci ci vorrebbe l'intero articolo.

Lì si devono essere chiesti, qualche anno fa, ma cosa possiamo ancora dare ai nostri utenti? E la risposta è stata quella classica, dai tempi dell'Orlando Furioso: la Luna. E non una "Luna software", perché quella l'hanno già data con Google Moon, il fratello di Google Earth, che ci fa scorazzare virtualmente su tutta la Terra o su buona parte della Luna rispettivamente. No, proprio la Luna quella vera.

E così hanno istituito, nel 2007, il Google X Prize, per complessivi 30 milioni di dollari, riservato a chi, entro il 2015 riuscirà a mandare un rover sul nostro satellite, farlo arrivare indenne al suolo, compiere un tragitto di almeno 500 metri e rimandare a Google delle immagini.
Tanti 30 milioni? Certamente, ma sono un ultra low cost se li paragoniamo ai 27 miliardi di dollari del 1975, considerati il costo complessivo del programma Nasa Apollo che portò l'uomo sulla Luna.
Comunque la sfida è piaciuta, i costi dei robot si sono abbassati, e in ben 29 team, di tutti i generi, compongono la lista ufficiale della gara, fissata definitivamente il 27 febbraio scorso. E i partecipanti provengono un po' da tutto il mondo, dall'America del nord e Sud, alla Cina, Russia e India.

Vediamo qualcuno dei prototipi finora presentati.
Il migliore potrebbe essere il Selenokhod, proposto da un team russo e derivato dal Lunokhod, cui assomiglia anche parecchio. Bisogna ricordare che furono proprio i russi a far arrivare sulla Luna nel 1970 il primo rover comandato a distanza dalla Terra, e non è poco. Quello presentato ora è composto da un lander con la parte telecomunicazioni e un piccolo rover a 4 ruote che dovrebbe riuscire a fare i 500 fatidici metri per permettere alla propria telecamera di mandare a terra le immagini e aggiudicarsi il premio.

Il progetto più futurista sembra invece essere la macchina razzo un po' pazza Selene , del team di Markus Bindhammer, nato in Baviera, biologo, ma residente col suo team a Shangai. Nonostante si tratti evidentemente di ricchi appassionati un po' sognatori, sono talmente sicuri di vincere che sul loro sito hanno come primo titolo "ci rivediamo sulla Luna".

Una forma molto particolare, ma intelligente, ha invece il mezzo proposto da Astrobotic. È asimmetrico in modo da poter esporre al Sole una maggior area di pannelli solari, fondamentali per l'energia. Come chicca il rover presenta un particolare molto modaiolo: può postare da solo su Twitter e Facebook per conquistarsi fan. Il team è composto da una ottima università americana, Carnegie Mellon, e una startup sul volo orbitale pagato da privati, una delle nuove frontiere della politica spaziale Usa.

Di tutt'altra caratura accademica, ma non per questo meno simpatico, sono gli "Scienziati Part time" un gruppo che presenta un interessante coppia di mezzi lunari, Asimov Junior, che saranno capaci di ibernarsi quando non in uso e di camminare poi durante il giorno lunare alla bella velocità di 2 metri al minuto. Volendo stravincere dichiarano che faranno almeno 5 chilometri, invece dei 500 metri richiesti.

Dalla Romania arriva invece la proposta dell'Associazione Astronauti e Cosmonauti (Arca) per un mezzo chiamato ELL, European Lunar Lander. Una sorta di pallone composto di pannelli solare e gomma, che dovrebbe arrivare in modo semplice sulla superfice lunare, ma che non è chiaro come farà a camminarci sopra.

Chi pensa già agli affari veri e propri è il team di "Odissey", formato da una decina di partner già in contatto e collaborazione con Nasa per altre imprese. Immaginano un veicolo che possa andare e venire dalla Luna, prevedendo un mercato che nel prossimo decennio richiederà viaggi del genere, per trasporto cose. Come dicono nel loro sito, vogliono diventare la FedEx dello spazio, un servizio senza problemi insomma.

Finiamo questa carrellata fra i progetti migliori, fino ad oggi, con quello italiano, Amalia, presentato dall'Università di Milano, Politecnico, assieme ad altri partner universitari, Torino, Roma, Napoli, e industriali, Thales Alenia Space , Torino e Carlo Gavazzi Space , Milano

Il progetto è parecchio composito e avveniristico e prevede sia un singolo grosso rover simile a un buffo ragno, del peso di un 100 di chili sulla Terra, che, in alternativa, una miriade di piccoli robot della stessa forma che si sparpaglino sul suolo lunare in tutte le direzioni, muniti comunque di telecamere, zampe e ruote. Si terranno in contatto fra loro tramite il primo pezzo di una vera e propria Internet Lunare.

Chi arriverà primo ? difficile dirlo, ma certamente il premio servirà ad acuire l'ingegno e, anche se nessuno arriverà sulla Luna, sviluppare nuove idee a costi accessibili e formare nuovi tecnici. Per il prossimo balzo, fuori dalla sempre più affollata Terra.

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