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Questo articolo è stato pubblicato il 31 marzo 2011 alle ore 06:47.

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«WATCHMAN» E «V PER VENDETTA»: Alan Moore È UNO DEI MAGGIORI AUTORI DI COMICS
Nel futuro saremo tutti supereroi? I fumetti, come la fantascienza, hanno spesso anticipato il futuro: socio-politica (la saga cross-over «Civil War»), distopia («V per Vendetta»), post-capitalismo («Watchman»). Non c'è aspetto della realtà che i comics non abbiano trattato, "new media" con un proprio linguaggio: il paradosso. Mark Millar, 40enne scozzese, ex giornalista, è una delle menti eccelse del fumetto supereroistico contemporaneo. Sfrontato, brillante, contro-corrente, è l'autore crossmediale per eccellenza, in grado di trasformare Capitan America in ribelle, e (nell'era dei superumani con disturbi psicologici) portare tutto alle estreme conseguenze. Fino a osare l'inosabile, creare supereroi-non supereroi, come «Kick-Ass», l'ultima creatura a fumetti, da oggi in libreria (ed Omnibus, Panini, 24 euro) e da domani nei cinema!
Scrivere è un atto totale: «La libertà creativa è la cosa più importante. I fumetti sono il mezzo più importante e pericoloso, per me. Non scrivo mai con il 3D o con un pubblico di massa in testa: provare a piacere a tutti è il modo più sicuro per non piacere a nessuno. Provo a scrivere le storie che piacerebbe leggere a me...». Le storie di Millar arrivano al grande schermo, merito di eroi politically uncorrect: «In "Kick-Ass" una super-ragazzina di 10 anni decapita i cattivi chiamandoli "stronzi"... "Nemesis" (prossimo film prodotto da Millar, regia di Tony Scott, interpreti Johnny Depp e Brad Pitt ndr) ha come personaggio principale un uomo che sembra Batman».
Rivoluzioni sul pianeta Terra: «Non c'è bisogno di aspettare nessuna rivoluzione. È successa, succede e succederà per tutta l'esistenza della razza umana. Quando qualcuno prova a fare qualcosa che nessun altro ha mai fatto prima, è già in atto una micro-rivoluzione. Non esiste un'utopia dietro l'angolo. Esiste un permanente stato di cambiamento in ogni aspetto della vita».
L'opera d'arte nell'era della sua riproducibilità tecnologica: «Ci sarà qualcos'altro che rimpiazzerà il digitale. Ogni media dovrebbe essere permanentemente interessante, e capace di ribaltare i suoi stessi preconcetti. La tecnologia ha rimpiazzato l'uomo, dal punto di vista dell'evoluzione. Gli esseri umani ci hanno messo 2 milioni di anni per arrivare fin qui, la tecnologia accelera esponenzialmente, anche mentre ne discutiamo. Potremo contenerla? L'essere umano è intelligente, pieno di risorse, sospetto che in futuro ci sarà qualche tipo di nano-tecnologia che ci renderà immortali mentre passiamo la serata a giocare a World of Warcraft. Ma non chiedete a me, ho appena comprato il mio primo cellulare».
Tempi e dimensioni: «Se esistiamo dentro multiversi? Non ne ho idea, alla fine siamo solo piccoli pesci che nuotano intorno a un sottomarino nucleare senza nessuna idea di quale sia il grande quadro delle cose. Ma non voglio conoscere i segreti dell'Universo, nel caso non siano così interessanti come immagino! Trovo geniale la nozione di Alan Moore: viviamo dentro una complessissima storia che percepiamo come lineare solo perché siamo creature tridimensionali. Mi piace poi l'idea che quando abbiamo un déjà-vu qualcuno ci stia leggendo».
Quali sono i temi del futuro? «Sono vari e cambiano continuamente. Solo un idiota sosterrebbe di saperlo». Crisi del presente e nuove opportunità: «In questo lavoro abbiamo opportunità enormi: manteniamo i diritti delle nostre opere e abbiamo Hollywood ai nostri piedi. Stanno emergendo nuove piattaforme che permetteranno a miliardi di persone di leggere le nostre storie. Il mio unico consiglio è: fatelo»! Gli autori per eccellenza: «Stan Lee e Jack Kirby, per aver creato l'universo Marvel. Frank Miller, per essere stato capace di rinnovare continuamente il mezzo che mi piace di più. Matteo, Marco, Luca e Giovanni, per essere ancora un'ottima lettura dopo duemila anni».
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