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Questo articolo è stato pubblicato il 07 aprile 2011 alle ore 06:54.

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LE NGN UTILIZZANO DI SOLITO TECNOLOGIE WEB QUALI L'INTERNET PROTOCOL DI Vint Cerf L'Italia va verso il futuro della banda larga percorrendo vie diverse: non solo a forza di grandi piani, ma anche con quelli piccoli e molto radicati sul territorio. Da Unidata, Tiscali, Estracom, Aemcom. Sono tanti modi disparati per portare fibra ottica nelle case, fino a 100 Megabit: ognuno, con una propria scelta tecnologica, a seconda del tipo di copertura. Pian piano, si sta rivelando infatti il ruolo che gli operatori minori rivestiranno all'interno di un obiettivo generale: dotare il Paese di una Next generation network (Ngn), come richiesto dall'Agenda Digitale europea. «I provider hanno creato la Fos (Fibra ottica Spa) appunto per partecipare ai grandi progetti. Adesso Fos siede al tavolo Ngn coordinato dal Ministero allo Sviluppo economico, con i grandi operatori – spiega Paolo Nuti, presidente di Aiip (Associazione degli internet provider italiani –. Al tempo stesso vediamo nostri associati che cominciano a coprire aree con fibra ottica nelle case».
È il caso di Unidata e Tiscali. Il primo ha già coperto, nelle scorse settimane, 500 appartamenti nel quartiere di Lucrezia Romana (a Roma) con connessioni fino a 100 Megabit (a 1 Gbps per le aziende). «Ora stiamo per cablare l'importante area commerciale di Commercity (15 isole d'affari su oltre un milione di metri quadri di superficie), adiacente alla Nuova Fiera di Roma», dice Renato Brunetti, presidente di Unidata. Le Ngn di solito richiedono ritorni nel lungo periodo, ma gli operatori minori non possono permetterselo: così Unidata aspetta di ricevere 20-50 preadesioni da un quartiere prima di cablarlo. Unidata ha scelto un'architettura Ngn basata su active ethernet, che si distingue dai più comuni Point to point e Gpon. È simile al Gpon: fibra condivisa tra gli utenti fino a un certo punto e poi si dirama nei vari appartamenti. È più economico del Point to point, che richiede una fibra per utente dalla centrale. «A differenza del Gpon, la nostra architettura utilizza apparati attivi. Secondo le nostre stime, è più economica del Gpon per coperture molto mirate, come le nostre», dice Brunetti. Obiettivo: 50mila unità abitative nel 2012.
Tiscali sta cablando Cagliari (40mila unità entro il 2012), con un investimento stimabile in 20-25 milioni di euro, in aree poco profittevoli per la banda larga. Può farlo grazie a una coincidenza di fattori: un accordo con Zte (vendor di apparati) e la collaborazione con la Regione Sardegna. Tiscali coglie infatti un'opportunità che abbatte i costi di scavo: a Cagliari è in corso l'installazione dei condotti del gas. Potrà utilizzarli per portare la fibra.
È una rete Gpon, così come quella di Estracom a Prato. «Copriamo 700-800 unità immobiliari e al momento ci rivolgiamo alle aziende. Nel 2011 però copriremo alcuni palazzi, pari a circa 800 utenti residenziali; ne raggiungeremo una 40ina già a giugno», dice Fabio Niccolai, direttore generale di Estracom. Aemcom ha scelto invece il Point to point, su 6mila unità abitative a Cremona. Intende aumentare del 10% la copertura entro il 2012. Copertura che vai, architettura che trovi, insomma. La stessa Telecom Italia pensa a un mix tra Gpon e (solo nelle aziende) Point to point. I progetti che coinvolgono più soggetti invece si orientano su un'architettura ibrida, che supporti sia Gpon sia Point to point. Così ciascun operatore potrà scegliere la tecnologia preferita, appoggiandosi sulla stessa infrastruttura. L'idea di fondo: in Italia un accordo totale tra tutti i soggetti, per marciare assieme nello stesso modo verso l'Ngn, sembra impossibile. Così almeno adesso si cerca una regia coerente tra tante voci diverse. Piccole o grandi, poco importa: sono tutte utili all'obiettivo comune.
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