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Questo articolo è stato pubblicato il 19 aprile 2011 alle ore 18:42.

di Alessandro Longo
Entrano nel mirino della Commissione europea tutte quelle pratiche degli operatori che minacciano il diritto degli utenti ad accedere a una internet aperta e neutrale. La Commissione ora le sottopone a un'indagine, che ha affidato al Berec (l'Organismo dei regolatori europei delle comunicazioni elettroniche) ed entro fine anno è pronta a intervenire con regole ad hoc se non sarà soddisfatta dai risultati.
L'indagine verterà su varie pratiche, come "le barriere al cambio di operatore, il blocco o lo strozzamento del traffico via internet (ad esempio i servizi di telefonia via internet), la trasparenza e la qualità dei servizi", scrive la Commissione. E' il tema che gli esperti conoscono come la neutralità della rete e che adesso entra nelle norme europee. L'indagine accompagna infatti l'entrata in vigore, il 25 maggio, delle nuova direttiva quadro sulle telecomunicazioni. Qui si legge, tra l'altro, per la prima volta, del principio di neutralità della rete. La Commissione non ne dà una definizione precisa, ma dice che è "la capacità degli utenti di internet di accedere e distribuire informazioni e di eseguire applicazioni e servizi di loro scelta". Dal 25 maggio spetta quindi alle Autorità tlc nazionali (Agcom, da noi) vigilare anche su questo principio.
Ma probabilmente nel svolgere questo compito, le Autorità vorranno definire meglio anche gli obblighi in capo agli operatori: questo è lo scopo dell'indagine avviata da Agcom sulla neutralità della rete. Le norme comunitarie sono piuttosto generiche, infatti. Rispecchiano la volontà di difendere un principio senza porre paletti che potrebbero limitare l'iniziativa economica degli operatori. La prima norma è a favore della "trasparenza del servizio".
"I consumatori hanno diritto a scegliere il proprio fornitore di servizi internet basandosi su informazioni adeguate riguardo le possibili restrizioni all'accesso a determinati servizi, le velocità di connessione effettive e i possibili limiti delle velocità di internet". Gli operatori devono quindi informare sulle tecniche di gestione del traffico e sulle loro ripercussioni sulla qualità del servizio, come su altre eventuali limitazioni. Agcom ha già ottenuto che gli operatori pubblicizzassero i dettagli della qualità reale dell'Adsl. Adesso gli operatori sono trasparenti invece fino a un certo punto riguardo alle tecniche di gestione traffico. Dicono solo se le utilizzano o meno (eccetto Telecom Italia che almeno dice anche quando e dove). Ma solo in pochi casi rivelano quale sarà la velocità minima di certi servizi (come il peer to peer) in caso di limitazione.
Aspetto fondamentale, perché gli operatori, restando generici su questo punto, potrebbero strozzare il servizio al punto da renderlo quasi inutilizzabile (pochi Kbps al secondo). Senza che gli utenti abbiano diritto di protestare. Le nuove norme sono precise per quanto riguarda il diritto dell'utente a cambiare operatore: deve essere possibile farlo entro un giorno lavorativo.
Più vaghe le norme relative al "blocco o strozzamento del traffico lecito", cioè "rendere difficile l'accesso oppure limitare alcuni servizi o siti web di internet", scrive la Commissione. Scopo dell'indagine dovrà essere anche consentirle di capire quali pratiche sono un abuso e quali sono legittime. Certo lo sono quelle finalizzate a evitare la congestione della rete; la Commissione sa bene però anche che alcuni operatori limitano il VoIP su rete mobile solo per tutelare il proprio business. Cita questa pratica nella relazione odierna ma ancora non prende posizioni. Aspetta i dati che arriveranno dall'indagine Berec, appunto. "Alla fine del 2011, pubblicherò i risultati, compresi i casi di blocco o di strozzamento di alcuni tipi di traffico", dice Neelie Kroes, vicepresidente della Commissione.
"Nel caso in cui non sia soddisfatta, non esiterò a proporre provvedimenti più rigorosi, sotto forma di orientamenti o perfino di misure legislative generali per realizzare la concorrenza e la possibilità per i consumatori di scegliere ciò che meritano. Nel caso in cui ciò risultasse insufficiente, sono pronta a proibire il blocco di servizi o applicazioni leciti". Messa così può essere letta come una dichiarazione di guerra, ma in realtà la Commissione ha scelto un approccio prudente e anche un po' ambiguo.
L'indagine servirà infatti a scoprire quello che fanno gli operatori e a capire se rispettano le nuove regole; al tempo stesso sarà il primo passo per meglio definire che cosa è vietato e no in base a queste ultime. Eppure, secondo alcuni analisti, questa era anche la mossa più prevedibile e auspicabile da parte della Commissione. «E' stata pragmatica. Adottare nuove regole in questa fase, per la neutralità, sarebbe stato prematuro», dice al Sole24Ore.com Matthew Howett, analista di Ovum. Agli utenti non resta che aspettare ancora qualche mese, almeno, per sperare in una difesa più stringente della neutralità.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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