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Questo articolo è stato pubblicato il 21 aprile 2011 alle ore 06:52.
Un tempo c'era un unico continente: la Pangea dei sistemi informatici si chiamava Windows. Unica alternativa: un pugno di piccole isole al largo delle coste rocciose di Microsoft: Mac e poi Linux. Non c'era deriva dei continenti perché c'era ancora troppo attrito: problemi di compatibilità, di uniformità, addirittura di concorrenza sleale, come è stato stabilito dall'Antitrust dell'Unione europea.
Trent'anni di pensiero informatico unico: bella o brutta che fosse, era una monocultura. Poi, in poco più di cinque anni, la frizione è diminuita radicalmente e la Pangea ha cominciato a sbriciolarsi, come gli enormi ghiacciai frantumati dall'inesorabilità del mutamento climatico. Il riscaldamento globale dell'informatica, causato dalla rete, ha portato nuovi sistemi operativi, nuove classi di apparecchi informatici "post-pc", nuove tecnologie abilitanti come il cloud computing. Piaccia o non piaccia, un intero ecosistema di novità.
Chrome Os è l'ultimo arrivato sulla ribalta di questo processo evolutivo: c'è chi lo racconta già come lo scaltro mammifero che ucciderà il dinosauro di Redmond. Può darsi. Intanto, il sistema operativo di Google è ben conosciuto dal pubblico per una promessa, anche se in realtà sono addirittura tre.
La prima promessa: sta tutto dentro il browser, nel computer non c'è niente. Tant'è che anche i due apparecchi Cr-48 che Nòva24 ha provato sono senza disco rigido. C'è solo un po' di memoria allo stato solido per far funzionare la cache. I problemi arrivano quando manca la rete che conserva i dati. Seconda promessa: è istantaneo. Perché Chrome Os nasce per accendersi in 7 secondi e andare subito in linea. Lo sta facendo anche Mac Os X e, a seguire, lo farà Windows. L'obiettivo è far funzionare i pc come i telefonini e gli altri apparecchi "post-pc" come gli iPad.
Rim (quelli di BlackBerry) e Hp con webOs incombono, così come Android e l'iOs di iPad. Microsoft addirittura gioca con Windows e i processori Arm (gli stessi dell'iPhone). Terza promessa: è sicuro, anzi blindato. Perché il sistema operativo di Google è firmato digitalmente e all'avvio capisce da solo se c'è stata una tentata manomissione del sistema; virus, trojan, malware in generale con Chrome Os non hanno cittadinanza, spera Google. Anche perché sarebbe una breccia di Porta Pia per entrare nei server di Google.
Le conseguenze di queste tre promesse sono notevoli. Non tanto nel Cr-48, il divertente portatile che Google ha regalato a 60mila sviluppatori e che spicca per essere probabilmente l'unico portatile non disegnato con gli specchietti per le allodole imposti dal marketing e dal design. Invece, Chrome Os apre la strada a un vecchio sogno: è l'ultimo miglio per poter sostenere che il vero computer sia in realtà la rete. La Pangea si è spaccata e nuovi sistemi operativi abitano nuovi tipi di apparecchi. Apple segna una strada di compromesso tra vecchio e nuovo mondo: iOs innova l'usabilità di iPad e iPhone ma rimane "antico" nella gestione dei dati, mentre Android e soprattutto Chrome Os aprono la via a un nuovo modo di gestire i dati, mentre sono ancora immaturi per l'usabilità. Windows segue, con gli altri. La bellezza degli ecosistemi sta nella loro coralità e diversità.
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