Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 05 maggio 2011 alle ore 06:47.

My24

L'attacco informatico che ha sottratto dati di 100 milioni di utenti Playstation di Sony. Il problema a un datacenter Aruba che ha mandato offline 1,5 milioni di siti italiani. Nelle stesse ore, il guasto a Yahoo! Mail e Flickr. Pochi giorni prima, a siti su piattaforma cloud di Amazon. Sono state due settimane di passione per il cloud computing. Si tratta di problemi che paiono inevitabili, date le premesse, cioè le caratteristiche dei servizi colpiti. Per quanto riguarda i casi di hosting (Aruba e Amazon), «è ancora un mercato agli inizi: i fornitori, per battere i servizi tradizionali non-cloud, si sono affrettati a lanciare offerte a basso costo, ma con caratteristiche di sicurezza non ottimali», spiega Daniela Rao, analista di Idc. Per Amazon si è trattato di un errore software che ha sovraccaricato la console di gestione e mandato offline i siti di un datacenter in Virginia. Si sono salvati solo quelli (come Netflix) che avevano pagato Amazon il 50% in più, per avere il sito ridondato. Alcuni hanno invece persino perduto i propri dati. Per Aruba è mancata la corrente nel l'unico datacenter dell'azienda, a causa di un principio di incendio.
Per questi casi la stragrande maggioranza degli utenti non ha diritto a un risarcimento da contratto. Le Sla (Service level agreement) dei contratti non garantiscono che il servizio funzioni sempre. Amazon in particolare esclude un risarcimento su quella specifica tecnologia che ha avuto problemi (l'Elastic block storage). Il mercato cresce e quindi la situazione migliorerà. «Stiamo per aprire un secondo datacenter. Senza aggravio di costi per gli utenti, i dati dei siti saranno sempre ridondati tra due edifici collegati in fibra ottica», spiega Stefano Cecconi, ad di Aruba. Con Sony invece gli utenti non avevano nemmeno l'alternativa di spendere di più per proteggersi. I pirati hanno bucato una rete che in teoria sarebbe dovuta essere inviolabile. «Ma era inevitabile – dice Raoul Chiesa, tra i più noti esperti italiani di sicurezza –. Sony segue la filosofia della non trasparenza: pensa che protegge meglio i propri dati se non comunica il modo con cui lo fa». È un approccio debole, di questi tempi: «I cybercriminali prima o poi riescono a trovare la falla. Con la trasparenza, invece, Sony potrebbe ricorrere all'aiuto della community per scoprire e correggere le vulnerabilità».
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Shopping24

Dai nostri archivi