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Questo articolo è stato pubblicato il 12 maggio 2011 alle ore 06:48.

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Dieci anni fa – dopo averne trascorsi circa venti ad approfondire la disciplina del management – cominciammo a studiare la teoria della complessità e le sue declinazioni per le organizzazioni, integrando un nuovo tema con tutti gli altri che nel frattempo avanzavano in parallelo. Quel che ci spinse a intraprendere la ricerca fu la curiosità verso alcuni concetti intellettualmente intriganti che si affacciavano, quali per esempio caos, frattali, emergenza dal basso o causalità circolare. Un po' per sconfiggere una fastidiosa sensazione di scarsa conoscenza – o ignoranza – dei fenomeni che accadono attorno a noi, un po' per l'intuizione dell'esistenza di un potenziale per il management, probabilmente anche per una certa quota di casualità, fortuna o Fato, incominciammo.
Analizzando la letteratura scientifica, filosofica, economica, manageriale e multidisciplinare, ci siamo resi conto che i contributi presenti in letteratura sono numerosi, ampi, dispersi, eterogenei e ricchissimi di stimoli. Abbiamo pertanto voluto razionalizzare un campo di ricerche così vasto, riconducendo i concetti più ricorrenti ad alcuni macro-principi comuni alle varie discipline. Sono così nati i sette principi della teoria della complessità: auto-organizzazione, orlo del caos, principio ologrammatico, impossibilità della previsione, potere delle connessioni, causalità circolare, apprendimento try&learn. Successivamente la nostra attenzione si è spostata sul management e su come la teoria della complessità possa risultare utile non solo per la comprensione di quello che succede attorno a noi, ma anche per la gestione delle organizzazioni. Sono stati quindi proposti i sette principi del management della complessità: auto-organizzazione, disorganizzazione creativa, condivisione, flessibilità strategica, network organization, circoli virtuosi e viziosi, learning organization.
L'auto-organizzazione è il risultato di un processo dinamico di emergenza dal basso, basato sulle interazioni locali tra le parti costituenti e privo di controllo centralizzato, attraverso cui un sistema complesso riorganizza le sue componenti di base per formare una nuova configurazione dotata di proprietà diverse rispetto alle sue componenti elementari. Si dice che il tutto è maggiore della somma delle parti. Per esempio, nel nostro cervello un singolo neurone non ha coscienza, ma da milioni di milioni di neuroni in interazione tra loro emerge il pensiero. Oppure osserviamo uno stormo di uccelli muoversi in modo perfettamente coordinato pur in assenza di un leader. In molti fenomeni del mondo fisico, biologico e sociale, l'organizzazione non è imposta dall'alto, ma emerge dal basso, così diventando auto-organizzazione. A livello di metafora lo spunto è allora allettante: potrebbe essere così anche per le imprese, dove invece sperimentiamo ogni giorno gerarchie e procedure?
Dal nostro cammino nella teoria della complessità, incominciato oramai dieci anni fa, e dall'interesse suscitato in particolare dal principio dell'auto-organizzazione, è nato questo libro, frutto di alcuni anni di ricerche e approfondimenti. È caratterizzato da una spiccata multidisciplinarietà, all'interno della quale ci siamo mossi seguendo il filo rosso dell'auto-organizzazione.
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