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Questo articolo è stato pubblicato il 12 maggio 2011 alle ore 06:48.

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Nel 1989 un analista di Gartner, Howard Dresner, decise che da quel momento in poi la "business intelligence" avrebbe racchiuso tutti quei concetti e metodi per prendere decisioni sulla base di dati. Non solo quindi una nuova famiglia di software per le aziende, ma una metodologia avanzata per trattare le informazioni e trasformarle in conoscenza. Erano gli anni Novanta, le imprese sarebbero dovute diventare astronavi spaziali, i manager piloti al comando del business e i computer dei cruscotti di navigazione per monitorare le performance aziendali. Le parole d'ordine allora erano real time, data mining e controllo di gestione. La sfida: riorganizzare i processi, recuperare gli indicatori di funzionamento e fornire una rappresentazione che fosse utile e comprensibile ai decision maker.
Questi software convinsero alcune multinazionali e i grandi gruppi bancari, ma si rivelarono strumenti piuttosto complessi per gran parte del mercato. Ebbero però il merito di lavorare a fondo sui database, sulla visualizzazione e sull'archivio delle informazioni dati. Gettarono insomma le basi tecnologiche del processo di apertura dei database che ha preso piede nel 2009 quando Tim Berners Lee, uno dei padri del web, suggerì la libera circolazione dei dati sul web. In quell'anno politica e tecnologia ebbero la stessa visione. Gli Stati Uniti emanarono la direttiva sul l'Open Government, il presidente Barak Obama chiese alle amministrazioni di pubblicare tutti i dati pubblici in suo possesso su internet, in qualche modo si fece largo l'idea che dai dati archiviati nei server pubblici si potesse estrarre valore. In quest'ultimo anno l'accesso ai database ha stimolato lo sviluppo di applicazioni in grado di portare benefici tangibili alla collettività, servizi di nuova generazione per il pubblico, nuove opportunità di business per il settore privato e una promessa di risparmi per la macchina statale.
Fatto sta che oggi il riutilizzo creativo del dato non è più solo materia da designer e softwaristi. I primi a credere nel data government sono stati gli Stati Uniti e Gran Bretagna. Data.gov e data.gov.uk sono i primi repository di dati pubblici accessibili a tutti. Paul Bradshaw sul Guardian's Datablog è stato tra i primi giornalisti a mettere le mani su questi database. Esempi di data journalism stanno diffondendosi un po' ovunque. In Norvegia il giornale di Bergen ha lavorato a Killing Roads. Grazie alle informazioni raccolte dell'istituto che gestisce le viabilità, una squadra di giornalisti e informatici ha potuto geolocalizzare su una cartina oltre un migliaio di incidenti stradali. La mappa è al tempo stesso una inchiesta, un database e un servizio per la comunità. Contenitori di dati "liberati" sono accessibili in Svezia (www.opengov.se/data/), alla Banca Mondiale (http://data.worldbank.org/data-catalog), in Grecia (geodata.gov.gr/geodata). Ma più in generale tutte le organizzazioni mondiali sono una miniera di informazioni. Spesso però il problema è organizzativo. Le amministrazioni non sempre hanno consapevolezza del loro patrimonio informativo. Occorre quindi censire i database nascosti nei server o tra gli scaffali degli uffici pubblici.
In Italia non abbiamo ancora un quadro normativo paragonabile a quello di Washington e Londra. Le regole in tema di privacy, copyright e trasparenza amministrativa andrebbero ripensate. Tuttavia, qualche cosa si sta muovendo anche grazie ad associazioni che svolgono un ruolo attivo sul territorio, come ad esempio l'Associazione Italiana per l'Open Government (www.datagov.it), Open Polis (associazione.openpolis.it) e Open Knowledge Foundation Italia (it.okfn.org).
Tra le pubbliche amministrazioni le iniziative Dati.Piemonte.it e Open Data lanciata dal Comune di Udine (http://tinyurl.com/627rhkb1) hanno fatto scuola. Così come i database sulla trasparenza della politica organizzati da Agorà Digitale, Open Polis, Linked oper data e molti altri soggetti.
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Archivi su internet Dati.Piemonte.it e Open Data lanciata dal Comune di Udine sono per ora le principali iniziative in tema di data government.
Ckan è un catalogo aperto di dati. Grazie al software Ckan, questo sito rende più facile trovare, condividere e riutilizzare i dati.
Openparlamento, openpolis e voisietequi sono i siti realizzati dall'associazione Open Polis per monitorare la politica.


... I dati possono cambiare la nostra prospettiva delle cose e cambiare persino il nostro modo di pensare David McCandless editor e designer

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