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Questo articolo è stato pubblicato il 14 maggio 2011 alle ore 19:15.

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C'è poco da fare, i cinesi in alcuni campi non li batteremo mai. Uno di questi è il loro modo di designare con i vocaboli più fantasiosi le imprese dei loro eroi. I takionauti, ad esempio, che altro non sono che astronauti, viaggiano su una capsula spaziale come in nostri, ma la loro si chiama "Vascello Divino", e viene portata in orbita da un razzo vettore che di nome fa "Lunga Marcia", come quella di Mao durante la seconda guerra mondiale. Nomi degni dell'Impero dei Ming, i signori dei diecimila anni.

A questi nomi ora se ne aggiunge un altro altrettanto suggestivo, la notizia, ufficiale e annunciata una diecina di giorni fa, è infatti che entro il 2020 avranno in orbita attorno alla Terra una Stazione Spaziale tutta loro che si chiamerà "Tianong", ossia Palazzo Celeste. Il primo modulo, con relative prove di aggancio in orbita di qualche navicella, pure lei cinese, sarà entro il 2011. Un ulteriore salto in avanti non banale da digerire per le altre potenze spaziali, dopo un decennio zeppo di prove dell'abilità e capacità crescenti della Cina anche in questo delicato settore.

Tianong sarà parecchio più piccolo della Stazione Spaziale Internazionale, grande oramai come un campo di calcio e più, o della gloriosa MIR russa, la cui carriera finì nel 2001. Sarà infatti costituita da un modulo centrale di soli 18 metri su cui si innesteranno due moduli per esperimenti da poco più di 14 metri.
La stazione sarà ovviamente servita da una sorta di navetta per il trasporto dei takionauti da e per la Terra e da una navicella cargo per il trasporto materiali e cibo.

C'è posto solo per tre astronauti in questa mini stazione spaziale prevista per la fine del decennio e da realizzarsi secondo una schedula piuttosto serrata, che inizierà nell'inverno di quest'anno con il tentativo di aggancio nello spazio fra il primo modulo della Tianong e la navicella Shenzou 8 (Il Vascello divino), entrambi al momento a terra e in costruzione. Se tutto andrà bene si procederà con il lancio degli altri moduli della Stazione cinese nei prossimi 3 anni, alternati a lanci con takionauti per arrivare alla Stazione assemblata ed abitata per il 2020.

La schedula è decisa ma piuttosto cauta, osservano gli analisti, ma è anche la prova che i cinesi stavolta, rispetto ad annunci precedenti, ci provano davvero e con tutta probabilità ci riusciranno, alterando così anche gli equilibri internazionali in campo spaziale.
E agli americani che pare di questo programma? Sentimenti alterni e in parte potentemente dubbiosi, è quanto emerso in una recentissima audizione al Congresso, 11 maggio scorso, proprio sullo stato della politica cinese nello spazio. Da una parte il Presidente Obama aveva infatti in passato ricordato più volte l'importanza di collaborazione, sia per ridurre i costi che per creare scenari di cooperazione fra le grandi potenze, dall'altra molti sono piuttosto nervosi. La causa sta nell'accelerazione che la politica spaziale di Pechino ha avuto, a iniziare dai voli umani, dal 2003 in avanti, nella capacità dimostrata nel 2007 di distruggere un satellite in orbita e nel 2010 di intercettare un missile intercontinentale.

Ora la Stazione Spaziale o Palazzo Celeste, mentre all'orizzonte estremo c'è forse la base lunare, in cui gli USA non credono più; si pensa insomma che la Cina potrebbe prendere il predominio dello spazio, o, quanto meno, rendere l'attuale predominanza USA un condominio imbarazzante, ovviamente anche nella parte militare. E' abbastanza chiaro quali siano le capacità dei cinesi, ma non altrettanto lo sono le finalità, questa in soldoni la conclusione della commissione del Congresso USA. E comunque per il 2011 non se ne parla di collaborazione con la Cina, esplicitamente proibita a livello di budget.

Forse considerare il piano spaziale cinese come isolato dal resto della politica di quel grande Paese è un po' riduttivo, osservano alcuni analisti americani, e banalmente la Cina vuole ampliare la sua leadership in questo come in altri campi in cui può essere utile lo spazio, come la difesa e la diplomazia. Convincente. Forse si sono ispirati al detto che "niente è più visibile di quello che è nascosto". A proposito, la frase pare sia di Confucio.

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