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Questo articolo è stato pubblicato il 20 maggio 2011 alle ore 16:11.

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Aiutare le aziende a diventare più efficienti e produttive nel segno dell'ambiente può essere una grande opportunità di generare nuovi ricavi. In casa Sap, almeno, di questo ne sono assai convinti, tanto da dedicare varie sessioni del Sapphire 2011, l'annuale appuntamento con partner e clienti andato in scena nei giorni scorsi ad Orlando, in Florida, al tema dei "sustainability software". E cioè quelle soluzioni che vanno a operare sui processi aziendali per aumentare le prestazioni di addetti e sistemi generando tangibili benefici anche in termini di eco compatibilità (per esempio tracciando quanta energia consumata deriva e può derivare da fonti rinnovabili) e di riduzione delle emissioni nocive. Per Sap questo segmento applicativo è già oggi una fonte di ricavi importante, sono oltre 1.700 le aziende clienti (fra queste la De Beers, il più grande produttore di diamanti del mondo) che utilizzano su scala globale i software sostenibili della società tedesca, e lo sarà ancora di più nell'immediato futuro.

I numeri che il gigante delle business application ha esibito all'evento di Orlando, per bocca del Chief sustainability officer Peter Graf, sono i seguenti: qualche centinaio di milioni di euro di fatturato nel 2010 e, sulla base di uno studio McKinsey, un potenziale giro d'affari complessivo di 7,5 miliardi di euro entro la fine del 2014. Un guanto di sfida in piena regola a chi, leggi Ibm con la sua offerta di soluzioni e sistemi hardware radunata sotto il marchio Smart Planet, al mercato della sostenibilità tecnologica per le aziende di classe enterprise ci ha scommesso parecchio, consapevole del fatto che stiamo parlando di un mercato che, secondo Gartner, quest'anno svilupperà un business (fra software e hardware) di 12 miliardi di dollari.

Per raggiungere gli obiettivi prefissati, e lo dicono gli analisti della società di ricerca americana, Sap deve però trovare adeguato supporto dalla comunità dei business partner. Che al momento è sicuramente non all'altezza, almeno numericamente, di quella di Ibm. Dalla propria la casa tedesca ci può però mettere le competenze delle aziende specializzate acquisiste di recente - e quindi realtà come Clear Standards (che lavora nel campo dei software per la gestione delle emissioni) e Technidata (che sviluppa soluzioni per la conformità con le normative ambientali e di sicurezza) - e di quelle che potrebbero essere oggetto di scalata nell'immediato futuro.

In Sap sono in definitivamente sicuri che si tratti di un business, ancora agli albori, dalle elevatissime potenzialità e, come a detto Graf al Sapphire, adatto alle dimensioni della compagnia. Una compagnia che dopo l'avvicendamento al vertice (con l'uscita in direzione di Hp del Ceo Leo Apotheker) ha definito la propria strategia intorno a tre pilastri: le licenze software da vendere alle aziende, le applicazioni da servire in modalità on demand (Business ByDesign) al comparto small and medium e quelle da distribuire sui device mobili (per cui è stata comprata Sybase per 5,8 miliardi di dollari). Il target è quello di arrivare, partendo dai 12,5 miliardi di euro di fatturato del 2010, a un giro d'affari di 20 miliardi entro il 2015, con il contributo sostanzioso dei software sostenibili.

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