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Questo articolo è stato pubblicato il 04 giugno 2011 alle ore 17:57.

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Il sale è essenziale per la vita dell'uomo. Lo sappiamo da sempre, anche se oggi i medici ci invitano a usarne meno che in passato per la nostra alimentazione. La parola stessa : "salario", che viene dal compenso dato proprio in sale ai legionari romani, dà conto anche oggi di quanto importante sia stato e sia. Ma pochi forse sanno che è essenziale anche per il clima della Terra e la circolazione delle correnti negli oceani. Per migliorare la conoscenza di questi fondamentali fenomeni anche per la nostra vita il 9 giugno prossimo partirà dalla base di Vanderberg, in California, un satellite, SAC-D nato da una collaborazione fra Usa e Argentina, con a bordo Acquarius, uno strumento molto evoluto, che, per la prima volta, studierà in dettaglio quanto sale c'è nei mari ed oceani.

Che il mare sia salato, e il sale venga principalmente da lì, lo sappiamo fin da bambini, quando ci capita di bere nuotando qualche goccia, o più, di acqua marina. Cambiando mare od oceano ci sarà anche forse anche capitato di provare in prima persona che mari diversi hanno salinità diverse, per non parlare del Mar Morto, un lago salato praticamente più che un mare.

Ma quanto è salato questo o quel mare o oceano? Nel passato si è faticosamente eseguita, con navi e boe galleggianti, una mappa della quantità di sale presente negli oceani, del tutto insoddisfacente perché i dati sono scarsi, presi a grande distanza di tempo e con metodi differenti e non omogenei.

Ora Acquarius, in 3 anni di vita prevista, darà ogni mese una mappa della salinità superficiale di tutti i mari e oceani della Terra ad eccezionale precisione. E già nelle prime quattro settimane, per avere un'idea, ci darà più dati di quanti finora raccolti dall'inizio della Storia.

Il sale negli oceani è mediamente solo il 3.5 %, con variazioni pari a più o meno lo 0.3 % circa. Ma le variazioni di quel poco di sale sono importantissime per le influenze che hanno sulla possibilità dell'acqua di evaporare di più o di meno, o di ghiacciare. Ovviamente la parte più interessata dal fenomeno è proprio lo strato più superficiale delle acque, ed è anche quello che Acquarius potrà misurare con precisione. Più evaporazione significa più acqua sospesa nell'atmosfera, mentre più ghiaccio significa più riserva di freddo. Ovvio quindi, anche solo da questo fin troppo semplificato esempio, che la concentrazione di sale negli strati superficiali degli oceani, che governa questi due fenomeni, sia un parametro importante per fare un buon modello del clima della Terra e per prevederlo.

Come farà Acquarius a misurare quanto sale c'e' nell'acqua oceanica con l'incredibile precisione di 2 parti su 10.000, ovvero accorgendosi se per ogni chilo di acqua il sale sarà aumentato o diminuito di 0.2 grammi? Semplice, misurando le microonde che l'acqua dell'oceano emette, la cui frequenza dipende proprio dalla concentrazione salina.

Il ciclo dell'acqua coinvolge tutto il pianeta ed è estremamente complesso e delicato: dai ghiacciai che si sciolgono l'acqua va ai fiumi che si buttano in mare, dando acqua arricchita di minerali ma dolce, che abbassa quindi il contenuto di sale tanto quanto le piogge o la neve. Ma ad alzarlo ci pensa l'evaporazione dovuta al calore del Sole, che trasforma l'acqua superficiale in vapore, aumentando la concentrazione di sale, così come la formazione di ghiacci marini o l'apporto di sali dovuto alla continua erosione delle rocce e del fondo marino.

Insomma un equilibrio che parte dall'acqua dolce dei ghiacciai e vi ritorna come pioggia o neve che ghiaccerà di nuovo dopo aver fatto tutto il ciclo che coinvolge gli oceani. Conoscere il dato fondamentale di questo equilibri, come ci promette Acquarius, migliorerà sensibilmente la nostra comprensione e previsione del clima terrestre.

Sempre Nasa la settimana prossima inizierà lo sviluppo dell'ultimo progetto approvato nei giorni scorsi: Osiris.È una missione nel Sistema solare che, per la prima volta per Nasa, riporterà a terra un pezzo di asteroide da analizzare. Partirà nel 2016 e, dopo aver viaggiato per quattro anni, arriverà nei pressi di un asteroide molto vicino alla Terra, 1999 RQ36, nome non proprio romantico per un corpo celeste. Quando sarà a pochi chilometri dall'asteroide inizierà a mandare a terra la sua mappa, affinchè il controllo possa scegliere il punto preciso in cui far scendere un braccio robotico che ruberà un pezzetto di quell'antica roccia che racchiude i segreti degli inizi del Sistema solare, 4.5 miliardi di anni fa, quando né noi né la Terra c'eravamo ancora. Poi nel 2023 riporterà a terra quel mezzo etto di materiale, per un costo di 1 miliardo di dollari. Sembra caro forse, ma scoprire le proprie origini non ha prezzo!

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