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Questo articolo è stato pubblicato il 16 giugno 2011 alle ore 08:23.

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Il pc IBM 5150Il pc IBM 5150

Si chiamava 5150 Pc, non aveva mouse né disco fisso (al suo posto solo un floppy largo e flessibile), il monitor era in bianco e nero, anzi, verde e nero. Ma possedeva una caratteristica unica: era il primo esemplare di una "stirpe" di macchine che avrebbero trasformato non solo l'informatica, portandola alla definitiva massificazione, ma soprattutto il modo di lavorare di milioni di persone.

Il 12 agosto 1981 Ibm lancia il primo Personal computer. Era incomparabilmente meno potente dei Pc attuali, ma stava su una scrivania. Fino allora i calcolatori erano grandi come stanze, costosissimi e appannaggio di grandi industrie o enti governativi. Il Pc li fece diventare, pur se in scala e capacità ridotta, "personali". É l'inizio di una trasformazione epocale che porterà a modificare da un lato uffici, industrie e ogni luogo di lavoro, dall'altro le abitazioni e il rapporto tra persone e informazioni.

La rivoluzione affonda le proprie radici in un vasto movimento tecnologico originatosi in California, nella Silicon Valley. Là un mix di talenti individuali diede vita all'epopea dei garage e delle cantine, nelle quali piccole imprese scommettevano sul futuro, sull'informatica per tutti, costruendo i primi elaboratori personali: Personal computer ante litteram, prima che Big Blue si impossessasse, proprio vent'anni fa, del nome "Pc", che individua un'architettura giunta, evoluzione dopo evoluzione, Windows dopo Windows, fino ai nostri giorni. Non perché fosse migliore di altre che in quegli anni si stavano sviluppando, ma in virtù di un azzeccato mix tra innovazione e marketing.

A metà degli anni 70, infatti, proliferavano le iniziative hobbistiche e artigianali per realizzare microcomputer ("micro" in raffronto ai computer più piccoli disponibili, i cosiddetti "minicomputer", grandi come un frigorifero di taglia media). Il primo fu l'Altair 8800. Un altro esponente di questa prima onda fu il Radio Shack. Nello stesso anno Bill Gates e Paul Allen costituirono la Microsoft. L'Altair era poco più che un giocattolo, ma da un anno, proprio in un garage, Steve Jobs e Stephen Wozniak stavano lavorando al loro primo computer da scrivania: l'Apple.

Stava nascendo la Casa della Mela, il colosso di Cupertino, che, con alterne vicende, fu l'unico che riuscì a intaccare il predominio del duo Ibm-Microsoft. Infatti il Personal computer, il Pc originale ideato da Big Blue, nacque dall'intesa tra il gigante di Armonk e la piccola azienda di Seattle (neanche tanto piccola, visto che nel 1978 fatturava già un miliardo di dollari).

Il primo prodotto fu creato proprio per l'Altair. Ibm non credeva, al pari di altri costruttori di calcolatori, all'idea del computer personale. Tuttavia un piccolo gruppo di persone (dodici, per la precisione) fu incaricato dall'allora vice presidente Philip Estridge di progettare il Pc Ibm, che venne ideato e ingegnerizzato a Boca Raton, in Florida. Nel corso dello sviluppo Ibm aveva un problema: mancava un sistema operativo - cioè il software di base - per far funzionare la macchina. E la società di Armonk chiese proprio a Microsoft, nel 1980, di svilupparlo.

La casa di Bill Gates utilizzò un Dos (Disk Operating System: sistema operativo su disco) creato da una piccola società: la Seattle Computer Products, la quale ricevette diritti per 100mila dollari. Un bell'affare per Microsoft, che in tal modo avviò la costruzione di un impero mondiale.
La creazione di piccoli computer personali fu resa possibile dall'introduzione dei microprocessori. Il primo microprocessore - chiamato 4004 e ideato dall'italiano Federico Faggin - venne prodotto nel 1971 da Intel. L'allora nascente colosso di Santa Clara in seguito introdusse altri chip, sempre più potenti, sempre meno costosi. Una pietra miliare fu il modello 8088 montato proprio sul primo Pc Ibm.

Il mercato dei Personal computer era agli albori; ed era caratterizzato da un numero elevato di società produttrici: Commodore e Sinclair, per esempio furono due nomi di (temporaneo) successo nell'home computing, l'informatica per la casa, allora troppa acerba.

Erano gli anni della lotta tra Intel e Motorola per il predominio nei microchip, gli anni dello scontro tra start-up come Apple, che nel 1983 aveva già costruito un milione di Apple II, e Ibm, il colosso tradizionale (old economy, si direbbe oggi), che aveva capito quale poteva essere il futuro dell'informatica, un futuro ignorato e addirittura snobbato dai grandi colossi (Digital, per esempio), che consideravano giocattoli queste piccole macchine da calcolo.

Fu un errore strategico: i Pc in breve tempo soppiantarono i minicomputer e i tradizionali terminali, rivelandosi una vera e propria distruptive technology. Presto il Pc non fu solo "made in Ibm": arrivarono i primi cloni, i cosiddetti "compatibili". La rivoluzione si stava consolidando.
Il mercato divenne enorme. Piccole aziende (Compaq, per esempio) si trasformarono in multinazionali. Non tutte le start-up di quell'era pionieristica sopravvissero (un processo analogo a quello che sta avvenendo ora con l'epopea del primo Web commerciale). Ma si gettarono le basi per un cambiamento epocale.

Dapprima negli uffici: i Pc resero possibili applicazioni di produttività (videoscrittura, fogli di calcolo) che trasformarono in modo irreversibile il lavoro. Poi i Pc giunsero nelle case; anche se la prima ondata degli home computer (Commodore, Sony Msx, Sinclair) fu quasi un "flop".

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