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Questo articolo è stato pubblicato il 19 giugno 2011 alle ore 10:18.

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Il lancio di un'applicazione basata sul web da parte del Financial Times ha portato alla ribalta le web apps. Il tentativo è quello di aggirare il monopolio del negozio digitale di Apple, in primis, ma anche Android di Google e gli altri store proprietari (si veda Nòva24 del 3 marzo scorso, ndr). Per capire cosa sta succedendo bisogna comprendere l'Html 5. Il nuovo standard, ancora in fase di definizione, consente per le pagina web un notevole salto di qualità. L'Html classico ha una serie di limiti per la riproduzione di video e funzioni multimediali che hanno comportato l'adozione di programmi proprietari, come Flash di Adobe. L'invasione delle apps fornisce una risposta a questi limiti: scaricando un programma dal negozio proprietario via internet sfruttano l'hardware al meglio con un'esperienza d'uso che il web non consente.
Almeno finora. Questa piccola grande rivoluzione del mondo digitale è sostanzialmente nelle mani di Apple e Google. Ogni sviluppatore che voglia rilasciare un'applicazione su App Store o Android Market deve passare dalle regole, i tempi e la spartizione dei ricavi stabilita dai due colossi. L'Html 5 offre un'alternativa. Rende i siti internet più elaborati, liberandosi dall'adozione di ulteriori programmi. Funzionano per diverse piattaforme. E finiscono per assomigliare alle applicazioni native. Basta provare quella del Financial Times (apps.ft.com).
Il quotidiano inglese ha sfidato Apple proprio nei giorni in cui questa annunciava Newsstand, una nuova edicola elettronica che arriverà insieme al nuovo sistema operativo iOs5. Cupertino chiede agli editori il 30% per il servizio e una serie di altri dettagli che sono stati subito rivisti. Apple, ad esempio, ha deciso di lasciare agli editori la possibilità di stabilire i prezzi e vendere i contenuti direttamente senza passare dall'edicola. Anche Playboy ha scelto di distribuire la propria web app direttamente online, per aggirare i limiti di Cupertino sui contenuti di carattere erotico. Il fenomeno interessa contenuti di varia natura. Le migliaia di applicazioni che vengono scaricate via internet ogni giorno vanno dai giochi, ai programmi per la produttività personale, fino all'universo business: Crm, gestione di progetti collaborativi, storage e molto altro.
Oreste Signore, il responsabile per l'Italia di W3C (il World wide web consortium fondato da Tim Berners-Lee) spiega che «il consorzio ha invitato tutti a fare la revisione degli standard, per arrivare a quello definitivo entro il 2014». L'Html 5 dunque è ancora un percorso in fieri, ma con le prime esperienze. «Sono convinto che il vero vantaggio delle web apps sia per il mondo business», ha scritto Brent Frei, il fondatore di Smartsheet, uno strumento per la gestione dei progetti e la condivisione delle informazioni online, che tra i primi ha puntato sul nuovo standard per scrivere un'applicazione autonoma e multipiattaforma. Secondo Frei i vantaggi delle applicazioni native – in particolare l'integrazione con le funzioni dell'oggetto – non resteranno tali a lungo, visti i progressi dell'Html 5. Ovviamente esistono opinioni molto diverse, e l'unico modello che ha già dimostrato di funzionare è quello dei negozi proprietari.
Però la diffusione di uno standard che rende la pagina web più multimediale e interattivo offre alle aziende nuove opportunità di relazione con il pubblico e i clienti. «Oggi una Pmi che voglia arrivare a molte persone deve scrivere diverse applicazioni per ogni piattaforma – spiega Rufo Guerreschi, ad di Tecnoconsult International, che sta realizzando un polo dedicato allo sviluppo degli standard aperti –. L'Html 5 comporterà innanzitutto una riduzione dei costi di sviluppo. E valorizzerà l'esperienza delle applicazioni web, anche offline».
luca.salvioli@ilsole24ore.com
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