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Questo articolo è stato pubblicato il 28 giugno 2011 alle ore 20:01.

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Un operatore al lavoro nei laboratori di ricerca di Alcatel LucentUn operatore al lavoro nei laboratori di ricerca di Alcatel Lucent

Internet, anche a larga banda, sta saturandosi. In Italia i gestori mobili (ormai parte piena della rete con il dilagare degli smartphone, ormai un quarto del mercato dei telefonini) chiedono frequenze aggiuntive, pena la prossima congestione. Ma è così un po' ovunque nel mondo. Da tre anni il traffico dati mobile sulla rete, la punta del boom, raddoppia ogni dodici mesi, e i 40 miliardi disponibili di indirizzi Ip (versione 4) saranno tutti occupati al più entro 24 mesi. Video sugli smartphone, applicazioni always-on, Ip-tv ad alta definizione: la fame di capacità internet pare non conoscere alcuna recessione. Prossimo collasso, per i catastrofisti, o stimolo per un nuovo salto tecnologico?

Dall'Alcatel Lucent di Vimercate (l'ex Telettra) già un anno fa è venuta una prima risposta. Un chip a 40 nanometri (miliardesimi di metro) per singolo transistore, capace di trattare 56 miliardi di simboli al secondo e di accelerare dieci volte un singolo canale fotonico da 10 gigabit al secondo (miliardi di bit elementari). Considerando che un connettore fotonico standard oggi ospita dieci canali ottici il risultato è un terabit, mille miliardi di bit trasmessi sulla fibra ogni secondo. Ma non poteva bastare. L'internet di oggi è fatta (nella sua rete centrale, o backbone) sì di autostrade ottiche superveloci, ma anche di caselli, di snodi intelligenti, di "istradatori", di router. A 100 gigabit al secondo (lo stato dell'arte attuale) sono ora questi ultimi che rischiano di divenire i veri colli di bottiglia, in grandi centrali di smistamento dei gestori sempre più costose e consumatrici di energia.

La risposta della multinazionale che ha al suo centro i Bell laboratories è, da oggi, un altro salto di qualità. Si chiama Fp3, ed è un router iper-veloce che l'Alcatel-Lucent ha costruito, negli Usa, intorno a un altro chip "estremo" in grado di quadruplicare, a 400 gigabit al secondo, la capacità di smistamento dei dati del router, e di adattare il proprio consumo energetico al traffico effettivo sulla rete.

Ogni nuovo router Fp3 (entreranno in produzione tra sei mesi), grande come un pc da tavolo, farà quindi il lavoro di quattro o sei precedenti, con evidenti vantaggi per i gestori.

«Abbiamo solo scalfito il potenziale di internet - osserva Ben Verwaayen, amministratore delegato dell'Alcatel Lucent - con il decollo pieno di servizi come il cloud computing si capirà appieno il potenziale di questo nuovo network processor».

Il segreto infatti è nel chip (Asic, progettato o ottimizzato su misura) che per ora, come quello di Vimercate, ha una densità di 40 nanometri (una finezza giudicata dai microelettronici non estrema e facile producibilità) ma che, entro pochi semestri, potrà anche scendere a 20 nanometri. E a quel punto gli "snodi" di Internet potrebbero gestire, in singole piastre elettroniche, mille o più miliardi di bit ogni secondo.

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