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Questo articolo è stato pubblicato il 24 luglio 2011 alle ore 08:16.
Promuovere il proprio paese all'estero, stringere legami forti con la società civile più dinamica, diffondere informazioni di servizio e allargare progressivamente la propria sfera di influenza. Gli obiettivi in termini di comunicazione della diplomazia internazionale non sono cambiati con gli anni. Nuovi però sono, ovviamente, i canali utilizzati per perseguire tali scopi, a partire dall'ultima frontiera del web: i social network. Sul podio dei Paesi più avanzati troviamo gli Stati Uniti, il Regno Unito e la Francia, senza dimenticare Russia e Canada. L'unico paese del G-8 a non avere un capo di Stato o di Governo attivo su Twitter è – manco a dirlo – proprio l'Italia.
Seguendo l'esempio del numero uno della propria diplomazia, il presidente Barack Obama, il Dipartimento di Stato americano ha da tempo la leadership sulla eDiplomacy, ovvero sull'uso avanzato del web – Facebook, Twitter e non solo – a supporto delle missioni diplomatiche in giro per tutto il mondo. Da Bogota alle Isole Samoa, da Belgrado a Bangkok, non esiste capitale al mondo in cui sia presente una ambasciata americana senza un profilo Twitter o una pagina ufficiale su Facebook. In alcuni casi è lo stesso ambasciatore a gestire un profilo personale senza intermediari, come Ivo H. Daalder, primo rappresentante della diplomazia a stelle e strisce presso il quartier generale della Nato a Bruxelles.
Commenti sull'attualità politica, segnalazione di eventi, dialogo con gli altri membri della community, sessioni di domande e risposte sono i principali contenuti condivisi in tali profili. Pochi minuti al giorno, spesso ricavati da pause o spostamenti nel corso della giornata, possono essere messi a frutto partecipando e influenzando il pubblico attivo che popola la rete, dotati semplicemente di una connessione a internet e di uno smartphone.
Una diplomazia "leggera" che offre vantaggi non indifferenti: il messaggio raggiunge il vero obiettivo e viene rilanciato da chi è veramente interessato, senza il filtro dei media tradizionali. Una integrazione al lavoro di relazioni con i giornalisti, che amplia il pubblico complessivamente raggiunto, con una tecnica di ingaggio più in linea con le esigenze del pubblico più giovane. Ne è un esempio il contest con due biglietti Vip per il concerto di Lady Gaga all'Europride, che è stato messo in palio dall'ambasciata americana a Roma attraverso la pagina ufficiale su Facebook.
Molto attivo nell'ambito dell'uso di social media e del web 2.0 è anche il Foreign Office britannico, tra i primi ministeri degli Esteri a livello mondiale a dotarsi di una rete di blog, alla quale contribuiscono ministri, ambasciatori e altri funzionari diplomatici. Il tutto è coordinato da Jimmy Leach, responsabile dell'ufficio Diplomazia Digitale. La strategia inglese vede i blog armonicamente integrati a Facebook e Twitter, Flickr e YouTube, tanto da rilanciare contenuti social, come la trascrizione di una sessione di domande e risposte sull'Afghanistan tenuta su Twitter dal responsabile della diplomazia, il ministro William Hague.
L'uso intelligente dei social media vede in prima linea anche le Forze armate, soprattutto nell'ambito delle missioni internazionali, abituate a muoversi in un ambiente spesso ostile, sia sul campo sia sul fronte interno dei singoli Paesi. La missione Isaf/Nato in Afghanistan, alla quale partecipa il nostro paese, è particolarmente attenta a comunicare con l'opinione pubblica con il Web 2.0. Il sito web è un blog sempre aggiornato con le ultime notizie, rafforzato da contenuti multimediali pubblicati su YouTube e Flickr, con canali Facebook e Twitter seguiti da quasi 100.000 persone.
Notevole inoltre la competenza con la quale questi strumenti vengono utilizzati, tra link accorciati, hashtag su Twitter e descrizioni accurate per foto e video. Influenzare l'opinione pubblica producendo contenuti a disposizione dei media e del pubblico, libero di riprodurli e diffonderli. Così il Dipartimento della Difesa Usa ha creato Dvdis (defense video & imagery distribution center), ricco di video, immagini, podcast da scaricare e riutilizzare. Un hub di servizio al quale attingere per raccontare ciò che avviene in Iraq e in Afghanistan.
Esempi che il mondo dell'impresa, non ancora pienamente consapevole delle potenzialità del social web, dovrebbe seguire e imitare. Convince di più un messaggio pubblicitario o il coinvolgimento del proprio pubblico, dotato di contenuti per diventare testimonial dell'azienda? La diplomazia internazionale ha fatto la sua scelta.
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