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Questo articolo è stato pubblicato il 08 agosto 2011 alle ore 17:29.

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Si possono fare soldi con il diritto alla riservatezza delle informazioni personali? A San Francisco ne sono convinti. Una pattuglia di startup made in Silicon Valley sta sgomitando per guadagnarsi i riflettori dei big di internet. Si presentano sul mercato come difensori della vita privata delle persone, detentori di tecnologie anti-tracciamento, depositori di tecniche di protezione contro gli sguardi dei soliti indiscreti.

Paradossalmente stanno emergendo idee, startup e tecnologie non in Europa ma laddove la sensibilità per i temi della privacy è meno accentuata. Se non altro per la presenza di giganti come Facebook e Twitter che sulla propensione a rendere pubbliche su internet le nostre vite hanno costruito business giganteschi. Tuttavia, il segnale che privacy negli Usa avrebbe significato denaro è arrivato qualche settimana fa con l'acquisizione da parte di Google di Fridge.

Fridge entra in Google
Un mese dopo il lancio di Google+ i manager di Moutain View hanno deciso di portarsi in casa la startup che possiede le migliori competenze - secondo loro - per proteggere la condivisione di foto e status fra utenti. Fridge chiuderà i battenti a metà agosto per unirsi al team che dirige Google+. I dettagli finanziari dell'operazione non sono stati resi pubblici. Ma hanno comunque attirato l'invidia di altre società della baia di San Francisco che si muovono sulla stessa falsariga di Fridge.

Conversazioni blindate
Secret Social ufficialmente non è tra quelle. Ma il suo business potrebbe interessare non pochi big di internet. L'idea è quelle di proteggere le conversazioni che avvengo via mail o su Twitter. Come? Trasportandole, per modo di dire, in un ambiente sicuro dove viene garantita la privacy. Nella pratica tutto ciò si traduce in un link all'interno del browser. Inoltre, lo spazio si affitta a tempo: da 15 minuti fino a una settimana in base al numero di conversatori. Il passo successivo è di sbarcare su Facebook o Google+, diventare per intenderci una funzione aggiuntiva dei due social network.

Non solo Silicon Valley
Focus simile ma stesso diverso raggio d'azione per Multiply, controllata da Naspers, grande multinazionale con sede in Sudafrica. In origine era nata per condividere foto, video e documenti, poi ha abbandonato la dimensione di rete personale per abbracciare l'e-commerce. Oggi è un attore di primo piano del mercato asiatico (Sud Est) e si è specializzata nel social shopping, e quindi nella connessione di attività commerciali e desideri espressi dai consumatori.

Vietato ai minori di 13 anni
Everloop si vende come una privacy-startup ma in realtà intende fare soldi con una fascia di pubblico under 13. Un popolazione particolarmente interessante per i social network. Recentemente proprio Facebook ha annunciato di avere in programma un progetto dedicato appunto ai minori. Everloop quindi conta di arrivare prima ad avere una massa critica sufficiente ad attirare l'interesse dei big del social network. Il sito si propone come ambiente controllato e sicuro, rispettoso di tute le norme che negli Stati Uniti proteggono la privacy e i diritti dei minori. Quanto al modello di business, Everloop è gratis ma per creare un account i genitori devono mettere un dollaro, dallo loro carta di credito.

Navigazioni sconnesse
Brian Kennish, ingegnere di Google ha fondato in novembre Disconnet. Il nome suscita pretese atecnologiche ma non è così. Anzi, lo stesso Kennish in una intervista su PaidContent.org tiene a precisare che la sua non è propriamente una azienda che protegge la privacy. Più che altro le sue intenzioni sono quelle di aiutare chi non vuole cookies e pubblicità sul proprio browser, cioè chi sceglie di navigare su internet senza essere tracciato. Disconnet nasce infatti prima come applicazione per Facebook poi come estensioni di Chrome, il sistema operativo di Google. Oggi può essere scaricato anche per Firefox e Safari (Apple). Per ora i numeri sono piuttosto bassini. Solo l'1% degli utenti Mozilla avrebbe scaricato il programmino di Kennish. L'ingegnere per ora non vede un business profittevole legato a queste applicazioni. In futuro, sostiene, quando il business della privacy sarà più strutturato probabilmente ci sarà più spazio per servizi a pagamento. Nel mentre Kennish lavora per il Wall Street Journal dove gli è stato chiesto di analizzare il traffico di servizi appartanenti a Twitter, Facebook e Google.

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