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Questo articolo è stato pubblicato il 06 ottobre 2011 alle ore 14:52.

Alcuni miliardi di anni fa una cometa che vagava all'interno del Sistema solare si schiantò sulla terra e portò sul nostro pianeta l'acqua. Non fu l'unica, probabilmente: se i due terzi della superficie terrestre sono coperti dagli oceani, a portare questa enorme quantità di liquido potrebbero essere stati molti impatti di queste gigantesche palle di ghiaccio sporco, come vengono spesso definite le comete. Ora, per la prima volta, gli astronomi hanno in mano la prova che le cose potrebbero davvero essere andate così, come molti sospettavano.
Una sonda dell'Esa, equipaggiata con strumenti di grandissima precisione, è riuscita a vedere in una cometa la stessa acqua che abbiamo nei nostri mari, la stessa che beviamo e di cui è fatto il nostro corpo.
La "firma" che rende inconfondibili le molecole di H2O è data dalla percentuale di deuterio presente. L'acqua, come si sa, ha due atomi di idrogeno e uno di ossigeno in ogni molecola. Ma ogni tanto un atomo di idrogeno è sostituito da un atomo di deuterio, che è un isotopo dell'idrogeno, appena un po' più pesante. La percentuale di "acqua pesante" è una caratteristica molto precisa dei diversi tipi di acqua. E fino ad ora i ricercatori avevano trovato solo comete con percentuali di acqua pesante molto superiori a quelle degli oceani terrestri. Il che voleva dire che se l'acqua di quelle comete era arrivata sulla Terra doveva poi essere stata diluita con molta altra acqua più leggera, giunta da chissà dove.
D'altra parte, che l'acqua sul nostro pianeta sia arrivata dall'esterno sembrano esserci pochi dubbi, perché la Terra si formò attorno a 4,5 miliardi di anni fa ad altissime temperature e quindi se dell'acqua c'era, di sicuro evaporò.
La cometa che ha la nostra stessa acqua si chiama Hartley 2 e ha un'orbita che la porta anche molto vicina a noi. È stato durante l'ultimo di questi passaggi che lo Hershel Space Observatory, un telescopio spaziale, è riuscito a scattare la foto dell'acqua di Hartley 2 grazie a uno strumento chiamato HiFi, il più sensibile che ci sia per questo tipo di ricerche. «E il rapporto che abbiamo osservato tra deuterio e idrogeno su Hartley è quasi esattamente uguale a quello degli oceani terrestri», conferma Paul Hartogh, del Max-Planck-Institut tedesco, che guida il gruppo di ricerca.
Ma perché Hartley 2 ha una percentuale di deuterio come quella dell'acqua terrestre e le altre comete studiate fino ad ora no? A fare la differenza potrebbe essere il luogo in cui i corpi celesti si formano. Hartley 2 si sarebbe formata nella Cintura di Kuiper, che è una zona del Sistema solare appena oltre quella occupata dai pianeti che conosciamo ed è una delle due culle di comete, asteroidi e altri oggetti vaganti. Le altre comete intercettate dagli astronomi erano invece figlie della Nube di Oort, che è molto, molto più lontana da noi e rappresenta proprio l'estrema periferia del Sistema solare.
È dalla Cintura di Kuiper, dunque, che potrebbero essere arrivate le comete che si schiantarono sulla superficie terrestre agli albori dell'esistenza del pianeta riportandovi l'acqua, indispensabile, tra l'altro, perché si potesse sviluppare la vita. «Questi risultati suggeriscono che le comete potrebbero avere giocato un ruolo importante nel portare grandi quantità di acqua sulla Terra», conferma Dariusz Lis, del California Institute of Technology di Pasadena, coautore dell'articolo pubblicato dall'edizione online di Nature.
Ovviamente, Hershel è già al lavoro per individuare altre comete e studiarle. «Sarà eccitante vedere dove ci porterà questa scoperta», commenta Göran Pilbratt, che lavora proprio sui dati raccolti dal telescopio spaziale dell'Esa.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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