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Questo articolo è stato pubblicato il 08 ottobre 2011 alle ore 13:53.

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La prima sfida della nuova AppleLa prima sfida della nuova Apple

Primo giorno di prevendita per il nuovo iPhone 4S negli Usa e gli analisti già calcolano il tutto esaurito. E mentre c'è chi si preoccupa del futuro dell'azienda senza più il suo capo e fondatore, Steve Jobs, si scopre il piano segreto per far vivere la sua eredità dentro Apple.

Negli Stati Uniti, nonostante le cause legali annunciate da Samsung – ieri ha presentato richiesta per bloccare le vendite anche nel Regno Unito dopo Francia e Italia –, gli analisti stimano che ieri siano stati ordinati più di 10 milioni di apparecchi, in consegna dal 14 ottobre. In Italia il telefono presentato il giorno prima della scomparsa di Steve Jobs arriverà il 28 ottobre. «Ci sarà – dice Gene Munster di Piper Jaffray – un tutto esaurito da record».

Nel futuro dell'azienda, però, non c'è solo l'iPhone 4S. Ci sono anche altri prodotti che giocheranno un ruolo chiave: dall'imminente lancio dei servizi di iCloud alle attese per il rinnovo della gamma degli iPad e di alcuni dei modelli best-seller tra i computer, come iMac e MacBook Air.

La pressione della concorrenza è sempre più forte in tutti i settori dominati da Apple e l'incognita è proprio come farà a resistere senza Steve Jobs.
In realtà, l'azienda ha a disposizione da tempo un'"arma segreta". Una carta da giocare voluta dallo stesso Jobs, che sta emergendo solo adesso. Il fondatore di Apple avrebbe istituito personalmente una corporate university interna per insegnare ai manager dell'azienda il suo modo di pensare e di prendere le decisioni, cioè quel che ha reso unica la sua leadership come capitano d'industria. Per garantire che questo insegnamento avvenga nel migliore dei modi, Jobs si è assicurato da due anni il contributo di uno dei presidi universitari più brillante degli ultimi decenni: Joel Podolny, che ha trasformato in pochi anni la Business School di Yale in una delle migliori del mondo. Il compito di Podolny, secondo quanto scoperto dal Los Angeles Times, sarebbe di aiutare Apple a interiorizzare il modo di pensare del suo visionario fondatore per sopravvivere al giorno in cui non ci sarebbe stato più. Quel giorno è arrivato e il ruolo di Podolny, da tre anni vicepresidente per le risorse umane e a capo della unità "segreta" per la gestione della corporate university, è fondamentale.

Podolny, 45 anni, approcciato una prima volta da Jobs nel 2004 (quando aveva scoperto di essere ammalato di tumore al pancreas), dal 2008 ha costruito una squadra composta da alcune delle migliori menti accademiche americane per tenere i corsi riservati ai manager dell'azienda. Con un ufficio tra quello di Jobs e quello dell'attuale Ceo, Tim Cook, Podolny ha passato gli ultimi anni a lavorare a fianco di Jobs per migliorare una delle più elusive strategie aziendali, quella di costruire una scuola d'élite all'interno dell'azienda in cui formare i futuri leader.
Negli Usa questa strada è stata tentata per decenni: la più famosa scuola aziendale è quella di General Electric. A partire dagli anni 90, però, la moda è passata. Jobs era invece convinto che sarebbe stato possibile raggiungere il risultato sfruttando un approccio diverso. L'idea era venuta a Jobs nella sua funzione di Ceo di Pixar, l'azienda di animazione digitale venduta a Disney nel 2007 per 8 miliardi di dollari. Nel campus di Emeryville c'è una "Pixar Academy" che insegna ai giovani che entrano in azienda non solo la tecnica, ma anche lo stile e la filosofia di lavoro. La stessa cosa si sarebbe potuta fare per Steve Jobs e per il suo stile a metà tra il business e l'arte, la strategia e la filosofia.

La sfida proposta a Podolny è risultata più attraente che non quella di continuare la sua carriera di amministratore accademico, nonostante i successi raggiunti. Nel 2005, a 39 anni, Podolny aveva lasciato Harvard per diventare preside della business school di Yale, facendola crescere del 50% in tre anni, aumentando del 20% il corpo accademico con alcuni dei migliori docenti americani, europei ed asiatici. A quel punto, anziché diventare rettore dell'università, come tutti si sarebbero aspettati, Podolny ha lasciato Yale per andare a lavorare per quello che ha definito come «il nostro moderno Thomas Edison». Secondo Garth Saloner, preside della business school di Stanford e amico di Podolny, «anche Joel è un innovatore, molto creativo e sempre alla ricerca di nuove aree in cui portare il suo talento». Quale scelta migliore che lavorare per Jobs, imparandone i segreti e tramandandoli ai suoi eredi aziendali?

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