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Questo articolo è stato pubblicato il 10 ottobre 2011 alle ore 10:58.

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Hacker nel mirino (Corbis)Hacker nel mirino (Corbis)

Google e un piccolo fornitore di servizi internet, Sonic, hanno ricevuto un'ordinanza segreta da un tribunale degli Stati Uniti: dovranno fornire alcune informazioni in loro possesso collegate con l'email di Jacob Appelbaum, un pirata informatico che ha supportato l'archivio di soffiate anonime Wikileaks durante conferenze e dibattiti pubblici. Secondo il documento, sono obbligati a rivelare tre tipi di dati: il luogo di accesso a internet dell'hacker, gli indirizzi di posta elettronica della sua lista di contatti e i posti di origine delle loro connessioni online. Non sono richiesti, invece, i contenuti dei messaggi.

Appelbaum è un hacker celebre e talento prodigio dell'informatica: fa parte del gruppo di Tor, un software antisorveglianza per difendere la sicurezza della navigazione sul web utilizzato anche dai dissidenti nei regimi autoritari. Google e Sonic hanno ottenuto dal tribunale l'autorizzazione a segnalare l'ordinanza ad Appelbaum, altrimenti sarebbe rimasta segreta.

Le indagini in corso su Wikileaks e sul gruppo di pirati informatici Anonymous hanno moltiplicato i tentativi di ricevere informazioni personali dalle aziende hi-tech che gestiscono posta elettronica, social network e strumenti per rendere anonime le proprie tracce su internet. La legislazione degli Stati Uniti prevede che agli inquirenti siano sufficienti «ragionevoli motivi» per ottenere un'ordinanza secretata su documenti «rilevanti e decisivi»: in questo modo gli indagati non vengono a conoscenza delle investigazioni.

Di recente anche twitter ha rifiutato di rendere noti i dati personali di Appelbaum e di altri due utenti in seguito alla richiesta di un tribunale. Ma scricchiolano alcuni punti di un'architettura finora ritenuta solida: alla fine di settembre, ad esempio, l'Fbi ha arrestato due pirati informatici del gruppo Anonymous. Per identificarli ha chiesto le informazioni a un'azienda che offre in modo gratuito strumenti per mascherare il reale indirizzo internet della connessione (proxy server) e, in questo modo, protegge l'anonimato. È una decisione che ha aperto una discussione accesa tra gli hacker sulla sicurezza dei loro dati.

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