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Questo articolo è stato pubblicato il 18 ottobre 2011 alle ore 10:28.

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É stata una delle attrazioni di UIST 2012, il Symposium organizzato dalla Association for Computing Machinery's 24th e dedicato al mondo delle interfacce in corso di svolgimento a Santa Barbara, in California. Si chiama OmniTouch, porta la firma di Microsoft Research ed è una tecnologia che permette di trasformare - con l'ausilio di appositi sensori, una telecamera e di uno speciale videoproiettore - qualsiasi superficie sensibile in una sorta di schermo tattile. Un muro, un libro o anche le mani e le braccia possono diventare quindi dei display ed essere utilizzati in punta di dito per operare su una tastiera virtuale o visualizzare immagini e documenti.

Quella esibita dagli ingegneri di Redmond è solo un'anticipazione di quella che sembra essere una tecnologia che apre nuovi orizzonti nel campo delle applicazioni votate al controllo di una Gui, una graphic user interface. OmniTouch, in tal senso, si presenta con un principio di funzionamento molto semplice: l'interfaccia multitouch viene riprodotta sulla superficie prescelta attraverso un piccolo proiettore laser mentre al rilevamento (anche in modalità 3D) dei gesti delle dita ci pensa una telecamera sensibile alla profondità (adattata quindi per funzionare a corto raggio), anch'essa "installata" (al pari del proiettore) sulla spalla dell'utente. Un sistema non propriamente agevole, che richiede come primo step la calibrazione tra la telecamera e il proiettore, ma sicuramente efficace e il video demo preparato da Microsoft lo conferma.

Dal punto di vista tecnologico la soluzione ha vari punti in comune con Kinect, il sensore di movimento sviluppato per la console Xbox. Parte del team di sviluppo di OmniTouch pare sia lo stesso che ha dato la luce al controller che tanto sta riscuotendo successo fra gli amanti del gaming; la videocamera è invece un prototipo sviluppato da PrimeSense, l'azienda israeliana che ha fornito a Microsoft la tecnologia di base proprio per il sistema di motion sensing. A Redmond, insomma, non lesinano sforzi per guardare avanti – «vogliamo sfruttare ciò che il mondo reale ci mette a disposizione», ha dichiarato Hrvoje Benko del Natural Interaction Research Group di Microsoft – ma c'è anche chi ha lecitamente sollevato le criticità di applicazione di questa rivoluzionaria tecnologia. Chris Harrison, per esempio, uno studente della Carnegie Mellon University che ha partecipato attivamente al progetto, ha dichiarato a Cnet.com e spiegato sul proprio sito web come un sistema simile debba necessariamente superare ancora alcuni ostacoli operativi. Per esempio far sì che capisca che ogni superficie può diventare un'interfaccia per interagire con i comandi touch e che vengano sviluppati componenti sempre più piccoli e tali da integrare la tecnologia OmniTouch in oggetti di uso comune. Come abiti, cappelli o anche occhiali.

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